Le apparenze
Ci si può fidare?
Chi non passa almeno un po' di tempo davanti allo specchio prima di uscire di casa la mattina?
Chi non spende una buona parte del proprio budget in abiti, accessori e ornamenti? Chi non tende ad adottare nei confronti di una persona un comportamento diverso a seconda del suo aspetto?
Anche gli animali attribuiscono grande importanza al proprio aspetto. Come hanno osservato gli zoologi alcuni uccelli, per mettere in mostra il loro piumaggio multicolore, volano lentamente, rischiando così di mettersi in pericolo con i predatori. La loro preoccupazione principale è attrarre le femmine della loro specie. Ma soprattutto sanno molto bene che queste ultime non sceglierebbero un partner sulla base di altri criteri.
Non c'è bisogno di leggere il resto, so esattamente quello che stai per dire:
“Non bisogna fidarsi delle apparenze”, “l'abito non fa il monaco”…
Mi dispiace deluderti, mio caro Kassinu, ma sembrerebbe invece che a volte bisogna fidarsi, e che in molti casi è l'abito che fa il monaco!
Indubbiamente ci si fida troppo spesso, anzi, molto più di quanto si possa sospettare. Diciamo che ci sono casi in cui è del tutto naturale fidarsi, e altri casi in cui sarebbe meglio non affidarsi al primo colpo d'occhio (o d'orecchio).
Quando è opportuno fidarsi
Per essere certo che possiate comprendere bene questo punto, citerò alcuni esempi.
Immaginate che un uomo di nome Marcello debba chiamare un poliziotto, ma che non riesce a fidarsi delle apparenze. Non si fida del distintivo, perché in un certo senso è un'apparenza: chiunque potrebbe falsificarlo. Potrebbero anche esserci briganti travestiti da agenti di polizia ed inoltre molti agenti di polizia circolano in borghese. Anche se onestamente, non c'è quasi mai motivo di dubitare quando se ne vede uno per strada.
Cercando di non prestare attenzione all'uniforme, Marcello metterà alla prova gli agenti di polizia provocando con violenza i passanti e osservando chi reagirà come farebbe un vero poliziotto: neutralizzando l'aggressore, facendo partire le relative denunce, usando con saggezza manette e manganelli, ecc.
Quando Marcello si ritroverà alla stazione di polizia, coperto di lividi, con qualche dente in meno e pieno di querele, probabilmente penserà che a volte è giusto fidarsi delle apparenze.
Sebbene l'uniforme sia solo un'apparenza, bisogna riconoscere che la sua utilità è molto conveniente.
Prendiamo ancora l'esempio dei monaci. Un monaco non ha bisogno di una veste monastica per meditare. Potrebbe tranquillamente indossare i primi vestiti che trova (maglietta, pantaloni…) e continuare così la sua pratica.
La veste monastica tiene il monaco lontano dagli attaccamenti agli stili di abbigliamento (purché non sia attaccato alla sua veste), ma per quanto riguarda la sua funzione di uniforme, indica agli altri che colui che la indossa è - si suppone sia - un monaco. Consente inoltre di mettere tutti i monaci su un piano di parità, qualunque sia la loro provenienza. Indubbiamente, l'uniforme può essere una porta aperta agli abusi (da qui il proverbio).
Un altro esempio: per la sicurezza della propria discoteca, i proprietari preferiscono ingaggiare colossi dalla statura imponente, anche se magari poco dotati in azioni rapide. Mai e poi mai recluterebbero esperti in grado di abbattere un aggressore in un lampo se però gli stessi fossero magri e modesti di corporatura.
Ora mettiamo da parte per un attimo le apparenze dei singoli e andiamo a fare un giro al supermercato…
Giulia vuole comprare una confezione di cereali, ma l'imballaggio, che è in cartone, le impedisce di vedere il contenuto. Come Marcello, Giulia non riesce a fidarsi delle apparenze. Quindi, cosa può fare? Se strappa il lembo superiore della scatola, forse potrebbe riuscire a vedere quelli che appaiono dei cereali. Ma sicuramente sosterrà che potrebbe trattarsi di cerali finti o una loro pallida imitazione, e quindi vorrà assaggiarli sul posto.
Quando l'apparenza è solo una menzogna
Attenzione alle esche rancide!
Ci sono innumerevoli situazioni in cui l'apparenza è una vera e propria trappola, e vorrei evitare di soffermarmi sul settore della pubblicità, su cui Giulia sicuramente ci metterebbe in guardia riguardo le differenze di aspetto tra l'illustrazione del prodotto sulla confezione e il prodotto stesso.
Sì, spesso l'apparenza è solo una brutta trappola, in altre parole, un'esca rancida.
Anche in questo caso, gli esempi riescono a sostituire efficacemente le spiegazioni più complesse…
Cosa ne pensate di quelle piccole bacche rosse e succose che a volte ci capita di vedere nei boschi? E di quei meravigliosi funghi dai bellissimi colori? Sicuramente fin dall'infanzia avete imparato a diffidare di determinate apparenze. Ma siete sicuri(e) che non vi lascerete mai più ingannare?
Vi è mai capitato di scegliere un romanzo che alla fine vi ha deluso solo perché la copertina o il titolo vi sembravano accattivanti? Vi è mai capitato di rifiutare un pomodoro dall'aspetto estetico non perfetto, ma finendo per assaggiarlo, vi siete accorti che era molto più buono di quelli perfettamente rotondi e rossi che vengono venduti in grande quantità? Vi è mai capitato di provare repulsione per un vecchio mendicante dall'aspetto poco gradevole che si è poi rivelato essere pieno di gentilezza e onestà? Vi è mai capitato di dare una moneta ad un ragazzo di strada di bell'aspetto, a cui sembrava non mancare nulla, ma che cercava di pagarsi la propria tossicodipendenza? Vi è mai capitato di acquistare un prodotto di bassa qualità solo perché la confezione pubblicizzava una qualità eccezionale o offriva il 10% di prodotto in più (costando tuttavia il 20% in più rispetto al prodotto della concorrenza)?
Il mondo del consumo è un gigantesco campo di esche rancide. Le apparenze visive sono le più frequenti, ma possono anche essere uditive (si possono attirare delfini con registrazioni di altri delfini), gustative (uno yogurt chimico alla banana che contiene 0% di banana), ecc. Ma come vedremo più avanti, le più sottili sono le apparenze mentali.
Non lasciatevi trasportare!
Riprendiamo l'esempio dell'imballaggio. Giulia è andata a trovare suo fratello. Al momento della colazione trova in cucina, appoggiata sulla lavastoviglie, la famosa scatola di cereali (quelli che non aveva osato acquistare senza poterli testare). E allora pensa:
- Se questi cereali fossero cattivi, mio fratello li avrebbe già buttati. Se invece sono buoni, non li avrebbe fatti scadere.
Rassicurata, si prepara una grande ciotola di latte in cui versa direttamente buona parte del contenuto della scatola di cereali. Con grande stupore, scopre che suo fratello usa la scatola di cereali per conservare le pastiglie del detersivo per lavastoviglie.
Quando ero giovane, sono sempre stato attratto da persone che, ai miei occhi, avevano un volto gradevole, apparivano normali, si presentavano bene, mostravano un'aria - presumibilmente - intelligente, avevano uno stile di abbigliamento simile al mio, condividevano i miei stessi gusti…
Alla fine, le persone che mi hanno dato di più sono state quasi tutte al di fuori di quelle categorie.
Sebbene l'apparenza dia alcune informazioni su una persona, non rivela mai ciò che potrebbe avere nel profondo del suo cuore.
L'apparenza secondo la cultura
Le apparenze modellano anche i nostri gusti, in funzione della nostra cultura, delle nostre abitudini…
Praticamente tutti amano la Torre Eiffel, e tutti in essa vi trovano qualcosa di grandioso, se non addirittura di maestoso. Immaginiamo per un attimo che non sia mai esistita. Se oggi, al suo posto, costruissimo un traliccio per le linee dell'alta tensione che ha esattamente la forma della Torre Eiffel, lo troveremo sicuramente orribile e gli abitanti manifesterebbero per la sua immediata distruzione.
In alcuni paesi d'Europa, colui che, non curandosi del proprio aspetto, indossa come abito solo un pezzo di stoffa logoro, cammina a piedi nudi e lascia crescere capelli e barba, sarà visto come un comune barbone ripugnante. In alcuni paesi dell'Asia, la stessa persona sarà vista come un nobile rinunciante, se non addirittura come un saggio.
Se un senzatetto si prendesse cura del proprio aspetto, ovviamente non cambierà chi è veramente. Eppure, come per incanto, questo gli aprirà le porte. Verrà percepito - e quindi considerato - come qualcuno di normale e non più come una persona fatta per vivere per strada e condannata a restarci.
Inversione del processo delle apparenze
A prescindere dagli esempi precedenti, che comunque sono ben evidenti, bisogna riconoscere che molto spesso i nostri occhi ciechi ci fanno vedere il contrario. Ci fidiamo delle apparenze quando non dovremmo e non ci fidiamo quando dovremmo.
Quando si dovrebbe scavare un po' di più
Sono innumerevoli i casi in cui ci si sbaglia a fermarsi all'apparenza. Qual è il vostro primo pensiero vedendo un uomo in giacca e cravatta? Forse è solo un modesto impiegato che non riesce neppure a pagare le bollette. Qual è il vostro primo pensiero vedendo una bambina sorridente? Forse è solo una piccola peste che cerca continuamente di creare scompiglio nella sua classe. Qual è il vostro primo pensiero vedendo, in un ufficio, un impiegato con lo sguardo fisso sul suo computer, e un altro con gli occhi chiusi e la testa tra le mani? Il primo forse è totalmente assorbito da un videogioco, mentre l'altro forse è concentrato sul suo lavoro e mentalmente sta pianificando la prossima riunione.
Se la nostra mente crea tutti questi pregiudizi, è perché cerca di risparmiare energia. Generalizza automaticamente, in modo da poter andare oltre più velocemente.
Così, i venditori tendono a coccolare coloro che considerano come teste da compratori, ad ignorare coloro che considerano come teste da non compratori e a rimanere più mitigati di fronte alle teste neutre.
Continuiamo a stupirci delle intelligenze artificiali che riescono ad imitare perfettamente il nostro cervello, o addirittura a superarlo in alcuni campi. Ma è naturale che sia così visto che il cervello funziona come un'intelligenza artificiale. In un certo senso, non è altro che un algoritmo un po' più complesso.
Se ritenete che la contentezza e lo sviluppo di energie positive siano più importanti del continuare ad aumentare acquisizioni e piaceri, allora dovreste avvicinarvi a ogni individuo con uguale considerazione, apertura e benevolenza.
La contentezza è l'opposto dell'avidità.
Dovremmo prenderci il tempo per osservare le nostre menti e vedere i pregiudizi per quello che sono: sbarre di una prigione nelle nostre relazioni sociali.
Quando è meglio fidarsi delle apparenze
Sarebbe sicuramente più opportuno osservare ciò che ci si presenta davanti quando ci troviamo di fronte al processo di identificazione. In altre parole, identificazione è classificare (persone, cose, situazioni, concetti…) in categorie secondo criteri di associazioni. La mente passa quindi il suo tempo ad attaccare etichette, creando concetti arbitrari.
Il problema è che non solo la nostra cecità ci trae costantemente in questo inganno, ma è tale che non ce ne rendiamo nemmeno conto.
Per non farsi più ingannare, anche in questo caso, bisogna esercitarsi ad osservare attentamente il comportamento della propria mente, in ogni situazione, e a fidarsi di ciò che vediamo direttamente, piuttosto che delle etichette che sistematicamente creiamo. È anche un modo per rimanere nel momento presente, quindi nella realtà.
In concreto, che cos'è l'identificazione?
L'identificazione
L'identificazione di una persona
Nella nostra ignoranza, quando vediamo una persona, anziché percepirla per quello che è, e quindi aprirci completamente ad essa, vediamo cosa rappresenta per noi in un dato contesto.
In una persona X, vedremo, a seconda dei casi e a seconda di chi siamo:
- un capo esigente
- un temibile concorrente
- un marito sottomesso
- un cliente
- un pedone
- un buon giocatore di scacchi
- un pessimo sciatore
- un uomo vestito bene
- un uomo vestito male
- un giovane
- un vecchio
- un predatore
- un pasto
- un provinciale
- un italiano
- uno straniero
- ecc.
In realtà, è solo una persona come tante altre, fatta di paure, gioie, frustrazioni, sogni, tristezze…
La vigilanza su ciò che viene percepito direttamente nel momento presente è il modo più sicuro per vedere le persone così come sono, prive di tutte quelle immagini mentali artificiali che sono poi le identificazioni e che falsano completamente ogni rapporto umano. Senza questa vigilanza, tutte le relazioni finiscono per essere distorte.
Ogni singola persona incontrata è Gesù sotto mentite spoglie.
Naturalmente, il processo di identificazione funziona altrettanto bene con se stessi. A seconda del nostro interlocutore, adotteremo un'immagine mentale di noi stessi ben definita. Interpretiamo continuamente ruoli nel grande teatro del mondo.
Siamo solo eterni attori in mezzo ad altri eterni attori. Per liberarsi da questa grande commedia, basta solo “sedersi e guardarsi intorno”. Diventeremo così lo spettatore che osserva e vede tutto.
Invece che gli esseri umani, sono le immagini mentali che interagiscono tra loro.
Ogni volta che interagite con le persone, non siate una funzione o un ruolo, ma un campo di Presenza consapevole.
Queste immagini mentali sono anche responsabili di un aspetto molto negativo dell'orgoglio: quello di sperimentare il senso di superiorità o di inferiorità, attraverso il confronto tra se stessi e gli altri.
Quando riusciamo a smascherare queste immagini mentali, capiamo che non valiamo né più né meno degli altri (poiché il sé come entità propria non esiste).
Quando smettiamo di identificare (noi stessi e gli altri), cominciamo a considerare ogni persona (anche se, naturalmente, può differire nella forma o nell'esperienza) alla stessa stregua, che si tratti di un bambino di 7 anni o di un capo di Stato.
Una mente è pur sempre una mente. Se riuscirete ad abbandonare le identificazioni mentali – compresi tutti i pregiudizi -, la vostra visione interiore raggiungerà una chiarezza inimmaginabile, e la vostra capacità di benevolenza sarà illimitata, verso qualsiasi essere (anche quelli che hanno i comportamenti peggiori).
Un saggio non è colui che ha trasformato, sviluppato o innalzato la propria mente, è semplicemente colui che ha saputo svuotarla.
L'identificazione di un animale, di un oggetto
Il processo è il medesimo. Esempio con una villa. In base alle personali esperienze, verrà percepita diversamente, sarà identificata con un'immagine mentale. A seconda degli occhi che la vedranno, diventerà:
- la bellissima casa dei miei vicini
- un edificio oscuro e terrificante
- una casa attraente da svaligiare
- la casa della felicità della mia infanzia
- un lungo periodo di faticoso lavoro
- 40 milioni di euro
Colui che considera questa villa senza identificazione vedrà semplicemente un mucchio di pietre ricoperte di vari materiali.
L'identificazione rende le cose quasi vive. Alcuni studenti possono odiare la loro scuola come se le sue mura, le sue porte, i suoi pavimenti, fossero essi stessi responsabili del loro disagio.
L'identificazione di qualcosa che non esiste
In moltissimi casi identifichiamo i concetti, cioè delle cose che esistono solo nella mente degli esseri umani. Cose che sono quindi prive di ogni esistenza intrinseca.
Si tratta soprattutto di concetti formati nel corso della storia:
- le nazioni
- i confini
- le proprietà
- le società
- i marchi
- i partiti
- le caste
- i titoli di studio
- ecc.
E se ci piacesse identificarci, o credere in cose che non esistono, qual è il problema?
Questi concetti, tutti quanti, generano incessantemente divisioni, quindi conflitti, follie, sofferenze. È solo a causa dell'identificazione con cose che in realtà non esistono che nascono le guerre.
Le apparenze spirituali
Diffidate di tutto ciò che produce o mostra un'apparenza di spiritualità! Se riuscite ad individuare un aspetto in un qualsiasi tipo di spiritualità in un luogo, in un edificio o in una cosa, siate certi(e) che vi state sbagliando. La ragione è semplice: la spiritualità non ha nessuna apparenza.
Come la saggezza, la spiritualità non ha nessun colore, nessun suono, nessun gusto, nessun odore, nessuna vibrazione di alcun tipo. Al limite, potreste trovare un libro da cui scaturisce una certa spiritualità. Ma anche in questo caso si tratterà dei concetti, dell'insegnamento che questo libro trasmette e non, ovviamente, dell'inchiostro, della carta o della copertina di questo libro.
In meditazione conta solo la mente. Sedersi nella posizione del loto permette di rimanere a lungo immobili e comodamente seduti.
Eppure l'apparenza di questa postura ha un grande potere. Quando mi siedo così, anche se sono immerso in riflessioni o in pensieri, nessuno osa disturbarmi.
Ma non appena adotto una postura di riposo, o un'altra, anche se sono immerso in meditazione, non esitano ad avvicinarmi.
Per quanto riguarda le persone, se incontrate un essere che “irradia saggezza”, si tratta in realtà della sua energia positiva. La saggezza è una cosa invisibile, che può essere dedotta solo - e quindi mai certificata - da determinati comportamenti e parole.
Vi sono tanti esseri con molta pace (cosa che può essere percepita da coloro che li circondano), ma carenti in saggezza, e esseri piuttosto saggi (cosa che non può essere percepita da coloro che li circondano), ma che irradiano una pace più modesta.
La saggezza non ha nulla a che fare con la calma e la compassione, anche se sicuramente può favorirle. La saggezza è una questione di discernimento; è una comprensione sul piano spirituale (e non sul piano mentale, con cui spesso viene confuso).
Si è soliti dire che per sondare la pulizia di un luogo non si controlla l'ingresso o la vetrina, ma il bagno.
Allo stesso modo, per sondare la pulizia del seguace di una religione o di un qualsiasi movimento spirituale, non si controlla il suo altare, il suo angolo di meditazione o di preghiera, o gli oggetti legati alla sua pratica, ma i suoi comportamenti quotidiani, nei momenti difficili, le sue reazioni.
Qualsiasi criminale può indossare elegantemente giacca e cravatta.
In ambito professionale o religioso, i più scrupolosi o autentici rimangono seri, ma quando sono in pubblico sembrano rilassarsi e divertirsi. Al contrario, i meno seri si rilassano e si divertono, ma quando sono in pubblico sembrano così tanto seri e bloccati..