+ chiarezza per + libertà
> discernere > le apparenze
10 min.
In questa pagina...

Di cosa fidarsi e di cosa non fidarsi. Come si formano le immagini mentali e l'identificazione, e perché evitarle?

Numerosi esempi per comprendere il processo delle apparenze e, soprattutto, dell'identificazione.

Suggerimento
Non dimenticate di meditare. Se leggete gli arti­coli di questo sito senza pra­ticare, è come se pian­taste dei semi senza annaf­fiarli.

Le apparenze

Ci si può fidare?

Chi non passa almeno un po' di tempo davanti allo specchio prima di uscire di casa la mattina?

Chi non spende una buona parte del proprio budget in abiti, accessori e ornamenti? Chi non tende ad adottare nei confronti di una persona un comportamento diverso a seconda del suo aspetto?

Anche gli animali attribuiscono grande impor­tanza al proprio aspetto. Come hanno osservato gli zoologi alcuni uccelli, per mettere in mostra il loro piumaggio multicolore, volano lentamente, rischiando così di mettersi in pericolo con i predatori. La loro preoccu­pazione prin­cipale è attrarre le femmine della loro specie. Ma soprat­tutto sanno molto bene che queste ultime non sceglie­rebbero un partner sulla base di altri criteri.

Kassinu il detrattore

Non c'è bisogno di leggere il resto, so esatta­mente quello che stai per dire:

“Non bisogna fidarsi delle apparenze”, “l'abito non fa il monaco”…

Mi dispiace deluderti, mio ​​caro Kassinu, ma sembrerebbe invece che a volte bisogna fidarsi, e che in molti casi è l'abito che fa il monaco!

Indubbiamente ci si fida troppo spesso, anzi, molto più di quanto si possa sospettare. Diciamo che ci sono casi in cui è del tutto naturale fidarsi, e altri casi in cui sarebbe meglio non affidarsi al primo colpo d'occhio (o d'orecchio).

Quando è opportuno fidarsi

Per essere certo che possiate comprendere bene questo punto, citerò alcuni esempi.

Immaginate che un uomo di nome Marcello debba chiamare un poli­ziotto, ma che non riesce a fidarsi delle apparenze. Non si fida del distin­tivo, perché in un certo senso è un'appa­renza: chiunque potrebbe falsi­ficarlo. Potreb­bero anche esserci briganti travestiti da agenti di polizia ed inoltre molti agenti di polizia circolano in borghese. Anche se onesta­mente, non c'è quasi mai motivo di dubitare quando se ne vede uno per strada.

Cercando di non prestare attenzione all'uni­forme, Marcello metterà alla prova gli agenti di polizia provo­cando con violenza i passanti e osser­vando chi reagirà come farebbe un vero poli­ziotto: neutra­lizzando l'aggressore, facendo partire le relative denunce, usando con saggezza manette e manganelli, ecc.

Quando Marcello si ritroverà alla stazione di polizia, coperto di lividi, con qualche dente in meno e pieno di querele, probabil­mente penserà che a volte è giusto fidarsi delle apparenze.

Sebbene l'uniforme sia solo un'apparenza, bisogna riconos­cere che la sua utilità è molto conve­niente.

Prendiamo ancora l'esempio dei monaci. Un monaco non ha bisogno di una veste monastica per meditare. Potrebbe tranquilla­mente indos­sare i primi vestiti che trova (maglietta, pantaloni…) e continuare così la sua pratica.

La veste monastica tiene il monaco lontano dagli attaccamenti agli stili di abbiglia­mento (purché non sia attaccato alla sua veste), ma per quanto riguarda la sua funzione di uniforme, indica agli altri che colui che la indossa è - si suppone sia - un monaco. Consente inoltre di mettere tutti i monaci su un piano di parità, qualunque sia la loro prove­nienza. Indubbia­mente, l'uniforme può essere una porta aperta agli abusi (da qui il proverbio).

Un altro esempio: per la sicurezza della propria discoteca, i proprietari preferiscono ingag­giare colossi dalla statura imponente, anche se magari poco dotati in azioni rapide. Mai e poi mai reclute­rebbero esperti in grado di abbat­tere un aggres­sore in un lampo se però gli stessi fossero magri e modesti di corpo­ratura.

Ora mettiamo da parte per un attimo le apparenze dei singoli e andiamo a fare un giro al supermercato…

Giulia vuole comprare una confezione di cereali, ma l'imballaggio, che è in cartone, le impedisce di vedere il contenuto. Come Marcello, Giulia non riesce a fidarsi delle apparenze. Quindi, cosa può fare? Se strappa il lembo supe­riore della scatola, forse potrebbe riuscire a vedere quelli che appaiono dei cereali. Ma sicuramente sosterrà che potrebbe trattarsi di cerali finti o una loro pallida imita­zione, e quindi vorrà assag­giarli sul posto.

Quando l'apparenza è solo una menzogna

Attenzione alle esche rancide!

Ci sono innumerevoli situazioni in cui l'appa­renza è una vera e propria trappola, e vorrei evitare di soffer­marmi sul settore della pubbli­cità, su cui Giulia sicura­mente ci mette­rebbe in guardia riguardo le differenze di aspetto tra l'illus­tra­zione del prodotto sulla confe­zione e il prodotto stesso.

Sì, spesso l'apparenza è solo una brutta trappola, in altre parole, un'esca rancida.

Anche in questo caso, gli esempi riescono a sostituire effica­cemente le spiega­zioni più complesse…

Cosa ne pensate di quelle piccole bacche rosse e succose che a volte ci capita di vedere nei boschi? E di quei meravigliosi funghi dai bellissimi colori? Sicura­mente fin dall'infanzia avete imparato a diffidare di deter­minate appa­renze. Ma siete sicuri(e) che non vi lascerete mai più ingannare?

Vi è mai capitato di scegliere un romanzo che alla fine vi ha deluso solo perché la copertina o il titolo vi sembra­vano accatti­vanti? Vi è mai capitato di rifiutare un pomodoro dall'as­petto estetico non perfetto, ma finendo per assaggiarlo, vi siete accorti che era molto più buono di quelli perfetta­mente rotondi e rossi che vengono venduti in grande quantità? Vi è mai capitato di provare repul­sione per un vecchio mendi­cante dall'aspetto poco gradevole che si è poi rivelato essere pieno di gentilezza e onestà? Vi è mai capitato di dare una moneta ad un ragazzo di strada di bell'aspetto, a cui sembrava non mancare nulla, ma che cercava di pagarsi la propria tossi­codi­pendenza? Vi è mai capitato di acquistare un prodotto di bassa qualità solo perché la confe­zione pubbli­cizzava una qualità ecce­zionale o offriva il 10% di prodotto in più (costando tuttavia il 20% in più rispetto al prodotto della concor­renza)?

Il mondo del consumo è un gigantesco campo di esche rancide. Le apparenze visive sono le più frequenti, ma possono anche essere uditive (si possono attirare delfini con regis­tra­zioni di altri delfini), gustative (uno yogurt chimico alla banana che contiene 0% di banana), ecc. Ma come vedremo più avanti, le più sottili sono le apparenze mentali.

Non lasciatevi trasportare!

Riprendiamo l'esempio dell'imballaggio. Giulia è andata a trovare suo fratello. Al momento della colazione trova in cucina, appog­giata sulla lava­stovi­glie, la famosa scatola di cereali (quelli che non aveva osato acquis­tare senza poterli testare). E allora pensa:

  • Se questi cereali fossero cattivi, mio fratello li avrebbe già buttati. Se invece sono buoni, non li avrebbe fatti scadere.

Rassicurata, si prepara una grande ciotola di latte in cui versa diretta­mente buona parte del contenuto della scatola di cereali. Con grande stupore, scopre che suo fratello usa la scatola di cereali per conservare le pastiglie del detersivo per lavas­to­viglie.

Esperienza personale

Quando ero giovane, sono sempre stato attratto da persone che, ai miei occhi, avevano un volto gradevole, apparivano normali, si presen­ta­vano bene, mostravano un'aria - presu­mibil­mente - intelli­gente, avevano uno stile di abbiglia­mento simile al mio, condi­vi­devano i miei stessi gusti…

Alla fine, le persone che mi hanno dato di più sono state quasi tutte al di fuori di quelle categorie.

Sebbene l'apparenza dia alcune informa­zioni su una persona, non rivela mai ciò che potrebbe avere nel profondo del suo cuore.

L'apparenza secondo la cultura

Le apparenze modellano anche i nostri gusti, in funzione della nostra cultura, delle nostre abitudini…

Praticamente tutti amano la Torre Eiffel, e tutti in essa vi trovano qualcosa di grandioso, se non addirittura di maestoso. Immagi­niamo per un attimo che non sia mai esistita. Se oggi, al suo posto, costruis­simo un traliccio per le linee dell'alta tensione che ha esatta­mente la forma della Torre Eiffel, lo troveremo sicura­mente orribile e gli abitanti mani­feste­reb­bero per la sua immediata distru­zione.

In alcuni paesi d'Europa, colui che, non curandosi del proprio aspetto, indossa come abito solo un pezzo di stoffa logoro, cammina a piedi nudi e lascia crescere capelli e barba, sarà visto come un comune barbone ripu­gnante. In alcuni paesi dell'Asia, la stessa persona sarà vista come un nobile rinunciante, se non addirittura come un saggio.

Se un senzatetto si prendesse cura del proprio aspetto, ovvia­mente non cambierà chi è veramente. Eppure, come per incanto, questo gli aprirà le porte. Verrà percepito - e quindi consi­derato - come qualcuno di normale e non più come una persona fatta per vivere per strada e condannata a restarci.

Inversione del processo delle apparenze

A prescindere dagli esempi precedenti, che comunque sono ben evidenti, bisogna ricono­scere che molto spesso i nostri occhi ciechi ci fanno vedere il contrario. Ci fidiamo delle apparenze quando non dovremmo e non ci fidiamo quando dovremmo.

Quando si dovrebbe scavare un po' di più

Sono innumerevoli i casi in cui ci si sbaglia a fermarsi all'apparenza. Qual è il vostro primo pensiero vedendo un uomo in giacca e cravatta? Forse è solo un modesto impiegato che non riesce neppure a pagare le bollette. Qual è il vostro primo pensiero vedendo una bambina sorridente? Forse è solo una piccola peste che cerca conti­nua­mente di creare scompiglio nella sua classe. Qual è il vostro primo pensiero vedendo, in un ufficio, un impiegato con lo sguardo fisso sul suo computer, e un altro con gli occhi chiusi e la testa tra le mani? Il primo forse è total­mente assorbito da un videogioco, mentre l'altro forse è concen­trato sul suo lavoro e mentalmente sta piani­ficando la prossima riunione.

Se la nostra mente crea tutti questi pregiudizi, è perché cerca di risparmiare energia. Genera­lizza automa­tica­mente, in modo da poter andare oltre più velo­cemente.

Così, i venditori tendono a coccolare coloro che considerano come teste da compratori, ad ignorare coloro che consi­derano come teste da non compratori e a rimanere più mitigati di fronte alle teste neutre.

Continuiamo a stupirci delle intelligenze artifi­ciali che riescono ad imitare perfetta­mente il nostro cervello, o addirittura a superarlo in alcuni campi. Ma è naturale che sia così visto che il cervello funziona come un'intelli­genza artifi­ciale. In un certo senso, non è altro che un algoritmo un po' più complesso.

Se ritenete che la contentezza e lo sviluppo di energie positive siano più impor­tanti del conti­nuare ad aumentare acquisi­zioni e piaceri, allora dovreste avvici­narvi a ogni individuo con uguale conside­ra­zione, apertura e bene­volenza.

contentezza
Capacità di accontentarsi di poco. Qualità di chi vede nel distacco l'accesso alla vera libertà e felicità.

La conten­tezza è l'opposto dell'avidità.

Dovremmo prenderci il tempo per osservare le nostre menti e vedere i pregiu­dizi per quello che sono: sbarre di una prigione nelle nostre relazioni sociali.

Quando è meglio fidarsi delle apparenze

Sarebbe sicuramente più opportuno osservare ciò che ci si presenta davanti quando ci troviamo di fronte al processo di identi­fica­zione. In altre parole, identi­fica­zione è classi­ficare (persone, cose, situa­zioni, concetti…) in cate­gorie secondo criteri di asso­cia­zioni. La mente passa quindi il suo tempo ad attaccare etichette, creando concetti arbitrari.

Il problema è che non solo la nostra cecità ci trae costan­te­mente in questo inganno, ma è tale che non ce ne rendiamo nemmeno conto.

Per non farsi più ingannare, anche in questo caso, bisogna eserci­tarsi ad osservare attenta­mente il compor­tamento della propria mente, in ogni situa­zione, e a fidarsi di ciò che vediamo diretta­mente, piuttosto che delle etichette che sistema­tica­mente creiamo. È anche un modo per rimanere nel momento presente, quindi nella realtà.

In concreto, che cos'è l'identifica­zione?

L'identificazione

L'identificazione di una persona

Nella nostra ignoranza, quando vediamo una persona, anziché percepirla per quello che è, e quindi aprirci completa­mente ad essa, vediamo cosa rappre­senta per noi in un dato contesto.

ignoranza
Mancanza di profondità nel discernimento. Prendere per reali le fabbri­cazioni mentali generate e mantenute dai nostri condizio­namenti. Sono i cosiddetti “veli della mente”.

In una persona X, vedremo, a seconda dei casi e a seconda di chi siamo:

  • un capo esigente
  • un temibile concorrente
  • un marito sottomesso
  • un cliente
  • un pedone
  • un buon giocatore di scacchi
  • un pessimo sciatore
  • un uomo vestito bene
  • un uomo vestito male
  • un giovane
  • un vecchio
  • un predatore
  • un pasto
  • un provinciale
  • un italiano
  • uno straniero
  • ecc.

In realtà, è solo una persona come tante altre, fatta di paure, gioie, frustrazioni, sogni, tristezze…

La vigilanza su ciò che viene percepito direttamente nel momento presente è il modo più sicuro per vedere le persone così come sono, prive di tutte quelle immagini mentali artificiali che sono poi le identi­fica­zioni e che falsano comple­ta­mente ogni rapporto umano. Senza questa vigi­lanza, tutte le relazioni finis­cono per essere distorte.

Madre Teresa ha detto:
Ogni singola persona incontrata è Gesù sotto mentite spoglie.

Naturalmente, il processo di identificazione funziona altrettanto bene con se stessi. A seconda del nostro interlo­cutore, adotteremo un'imma­gine mentale di noi stessi ben definita. Interpretiamo conti­nua­mente ruoli nel grande teatro del mondo.

Siamo solo eterni attori in mezzo ad altri eterni attori. Per liberarsi da questa grande commedia, basta solo “sedersi e guardarsi intorno”. Diventeremo così lo spettatore che osserva e vede tutto.

Eckhart Tolle ha detto:

Invece che gli esseri umani, sono le immagini mentali che inte­ragis­cono tra loro.

Ogni volta che interagite con le persone, non siate una funzione o un ruolo, ma un campo di Presenza consa­pevole.

Queste immagini mentali sono anche responsabili di un aspetto molto negativo dell'orgoglio: quello di speri­mentare il senso di supe­riorità o di inferiorità, attraverso il con­fronto tra se stessi e gli altri.

Quando riusciamo a smascherare queste immagini mentali, capiamo che non valiamo né più né meno degli altri (poiché il come entità propria non esiste).

Quando smettiamo di identificare (noi stessi e gli altri), cominciamo a consi­derare ogni persona (anche se, natural­mente, può differire nella forma o nell'es­perienza) alla stessa stregua, che si tratti di un bambino di 7 anni o di un capo di Stato.

Una mente è pur sempre una mente. Se riuscirete ad abbandonare le identifi­cazioni mentali – compresi tutti i pregiudizi -, la vostra visione interiore raggiungerà una chia­rezza inimma­gina­bile, e la vostra capacità di bene­volenza sarà illimitata, verso qualsiasi essere (anche quelli che hanno i compor­tamenti peggiori).

Un saggio non è colui che ha trasformato, sviluppato o innalzato la propria mente, è sempli­cemente colui che ha saputo svuotarla.

L'identificazione di un animale, di un oggetto

Il processo è il medesimo. Esempio con una villa. In base alle personali esperienze, verrà percepita diver­samente, sarà identi­ficata con un'imma­gine mentale. A seconda degli occhi che la vedranno, diventerà:

  • la bellissima casa dei miei vicini
  • un edificio oscuro e terrificante
  • una casa attraente da svaligiare
  • la casa della felicità della mia infanzia
  • un lungo periodo di faticoso lavoro
  • 40 milioni di euro

Colui che considera questa villa senza identifi­cazione vedrà semplice­mente un mucchio di pietre ricoperte di vari materiali.

L'identificazione rende le cose quasi vive. Alcuni studenti possono odiare la loro scuola come se le sue mura, le sue porte, i suoi pavimenti, fossero essi stessi respon­sabili del loro disagio.

L'identificazione di qualcosa che non esiste

In moltissimi casi identifichiamo i concetti, cioè delle cose che esistono solo nella mente degli esseri umani. Cose che sono quindi prive di ogni esistenza intrinseca.

Si tratta soprattutto di concetti formati nel corso della storia:

  • le nazioni
  • i confini
  • le proprietà
  • le società
  • i marchi
  • i partiti
  • le caste
  • i titoli di studio
  • ecc.
Kassinu il detrattore

E se ci piacesse identificarci, o credere in cose che non esistono, qual è il problema?

Questi concetti, tutti quanti, generano incessan­temente divisioni, quindi conflitti, follie, soffe­renze. È solo a causa dell'identi­fica­zione con cose che in realtà non esistono che nascono le guerre.

Le apparenze spirituali

Diffidate di tutto ciò che produce o mostra un'apparenza di spiritualità! Se riuscite ad individuare un aspetto in un qualsiasi tipo di spiri­tua­lità in un luogo, in un edificio o in una cosa, siate certi(e) che vi state sbagliando. La ragione è semplice: la spiri­tualità non ha nessuna apparenza.

spiritualità
Dominio relativo alla mente. Insieme di ciò che può essere studiato e praticato per compren­dere la mente e per distruggere gradual­mente i veli che ci impedis­cono di averne una conos­cenza diretta.

Come la saggezza, la spiritualità non ha nessun colore, nessun suono, nessun gusto, nessun odore, nessuna vibra­zione di alcun tipo. Al limite, potreste trovare un libro da cui scaturisce una certa spiri­tualità. Ma anche in questo caso si tratterà dei concetti, dell'insegna­mento che questo libro trasmette e non, ovvia­mente, dell'inchiostro, della carta o della copertina di questo libro.

Esperienza personale

In meditazione conta solo la mente. Sedersi nella posizione del loto permette di rimanere a lungo immobili e como­damente seduti.

Eppure l'apparenza di questa postura ha un grande potere. Quando mi siedo così, anche se sono immerso in rifles­sioni o in pensieri, nessuno osa distur­barmi.

Ma non appena adotto una postura di riposo, o un'altra, anche se sono immerso in medita­zione, non esitano ad avvi­cinarmi.

Per quanto riguarda le persone, se incontrate un essere che “irradia saggezza”, si tratta in realtà della sua energia positiva. La saggezza è una cosa invisi­bile, che può essere dedotta solo - e quindi mai certificata - da deter­minati compor­tamenti e parole.

Vi sono tanti esseri con molta pace (cosa che può essere percepita da coloro che li circondano), ma carenti in saggezza, e esseri piuttosto saggi (cosa che non può essere percepita da coloro che li circondano), ma che irradiano una pace più modesta.

La saggezza non ha nulla a che fare con la calma e la compas­sione, anche se sicura­mente può favorirle. La saggezza è una questione di discer­nimento; è una compren­sione sul piano spiri­tuale (e non sul piano mentale, con cui spesso viene confuso).

Metafora della pulizia dei servizi igienici

Si è soliti dire che per sondare la pulizia di un luogo non si controlla l'ingresso o la vetrina, ma il bagno.

Allo stesso modo, per sondare la pulizia del seguace di una religione o di un qualsiasi movi­mento spiri­tuale, non si controlla il suo altare, il suo angolo di meditazione o di pre­ghiera, o gli oggetti legati alla sua pratica, ma i suoi compor­tamenti quoti­diani, nei momenti diffi­cili, le sue reazioni.

Qualsiasi criminale può indossare elegantemente giacca e cravatta.

In ambito professionale o religioso, i più scrupolosi o autentici rimangono seri, ma quando sono in pubblico sembrano rilassarsi e divertirsi. Al contrario, i meno seri si rilassano e si divertono, ma quando sono in pubblico sembrano così tanto seri e bloccati..