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Risposte alle principali domande sulla virtù:

Perché la virtù è così fondamentale? Come ci si può moderare? In che misura? Che cos'è la distra­zione? Quali sono i 4 aspetti della Retta Parola? Cosa signi­fica essere irre­prensibili?

Suggerimento
Non dimenticate di meditare. Se leggete gli arti­coli di questo sito senza pra­ticare, è come se pian­taste dei semi senza annaf­fiarli.

La virtù

A che cosa serve?

Ingrediente base

È raro che la si sostenga, se ne parla a malapena. Tuttavia, la virtù è essen­ziale per il nostro sviluppo spirituale.

Che idea ne avete? Cosa ris­pon­dete alla domanda:

  • A cosa può servire la virtù?

Pensate che si tratti di essere benvoluto dal vostro ambiente, di accu­mulare meriti, o ancora, di gua­dagnare la fiducia degli altri?

In realtà, è molto più di questo. La virtù è l'ingre­diente base indis­pen­sabile alla compren­sione della mente, al discernimento, alla libertà interiore. È il preli­minare della medita­zione. Senza di essa, è sempli­cemente impossi­bile meditare in modo efficace. Perchè?

Ostacoli alla libertà

Immaginiamo che vi siate recati(e) in un grande parco per meditare un po'. Appena vi siete sistemati(e) all'ombra di un venera­bile castagno, vi rendete conto di aver lasciato il vostro appar­tamento troppo fretto­lo­samente. A tal punto che non ricordate neppure se avete chiuso a chiave la porta…

Tormentati(e) da un tale dubbio, sareste in grado di rilassarvi comple­tamente per riuscire a meditare sere­namente? Riuscireste a preoccu­parvi solo del momento presente, senza sentirvi minimamente tesi?

Immaginiamo ora che vi rivedete nel chiudere bene la porta a chiave. Meno male! Ma subito vi viene il dubbio di aver dimen­ticato di spegnere la stufa. Questo mese la bolletta dell'elet­tri­cità sarà più alta del solito. È un peccato, perché il vostro budget è già limitato. A parte questo, non c'è alcun pericolo, potete chiudere gli occhi e respirare lentamente. Il prossimo autobus per rientrare passerà tra un'ora. Nel frattempo, tanto vale godersi la tran­quil­lità del parco.

Tuttavia, sapendo che il contatore sta girando, sareste in grado di ignorare questo pensiero e lasciarlo andare? Riuscireste ad essere comple­tamente sereni?

In modo analogo, l'immoralità mette a disagio la mente. Questo malessere è un ostacolo alla tranquillità interiore e, di conseguenza, alla compren­sione profonda.

Mettetevi nei panni di un ladro. Oggi avete rubato vari oggetti da alcuni negozi. Avendo sentito parlare dei benefici della medi­tazione, avete voglia di provare a praticarla. Vi sedete, chiudete gli occhi e respirate lenta­mente, il che vi calma. Ma in breve tempo, una nuvola nera di negati­vità comincia ad avvolgervi. Poiché il vostro modo di vivere è malsano, la vostra mente non può conoscere la quiete. O provate vergogna, o la vostra mente trova tutti i motivi per giusti­ficare le vostre azioni. Quando una mosca finisce contro il vetro, sobbal­zate. Quando sentite dei passi nelle scale, trasalite. Quando qualcuno bussa alla vostra porta, sussul­tate e concludete:

  • La meditazione è veramente troppo difficile, non fa per me!
Proverbio
La farina del diavolo va tutta in crusca.

Allo stesso modo, un individuo che mente di continuo, che è dipen­dente dall'alcool o che investe tutte le proprie energie nei piaceri senso­riali, per citare solo alcuni esempi, avrà una mente troppo contami­nata per sperare di avere successo nel suo sviluppo spirituale.

Le cattive azioni generano inevita­bil­mente stati mentali negativi, quali:

  • Confusione
  • Paure
  • Angosce
  • Dubbi
  • Rimpianti
  • Frustrazioni

Sebbene possa essere più sottile da compren­dere, anche le più piccole azioni negative sono sufficienti per ostacolare il processo che porta alla Libera­zione. Per avere un'idea della grandezza del problema, basta osservare l'espe­rienza dei meditatori. La maggior parte di loro, sebbene nel complesso sia molto virtuosa, viene messa a dura prova da tutta una serie di ostacoli. Questi impedi­menti sono dovuti a micro-stati mentali negativi di cui non sono nemmeno consa­pevoli. Solo con profonde prese di coscienza riusciranno a superarli, grazie alla pazienza, alla perse­ve­ranza e alla vigilanza.

Per gli ostacoli più grandi il problema è molto più semplice. Prendersi cura della propria virtù sarà sufficiente per polve­rizzarli!

Assenza di cose

È importante comprendere che la virtù non è una cosa, ma un'assenza di cose. “Sviluppare la virtù” quindi è solo un modo di dire. Allo stesso modo, quando diciamo di voler "guada­gnare spazio vuoto" nella nostra casa, non significa che dobbiamo andare al super­mercato per acquistare alcuni metri cubi di spazio vuoto da installare. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo rimuovere sopram­mobili e mobili non necessari.

In modo analogo, per “guadagnare virtù”, rimuoveremo comporta­menti e volizioni dannosi. La moralità consiste quindi nel creare un vuoto nella propria testa, nel rimuovere ciò che ci ostacola. Qualunque qualità vogliate svilup­pare, è solo diven­tando vuoti(e), liberi(e), spaziosi(e), vacanti, disponi­bili, che ci riuscirete in modo efficace.

Per la realizzazione interiore, non abbiamo bisogno di niente! Tutto quello che dobbiamo fare è sbaraz­zarci di ciò che ci ostruisce. E per pulire le ostru­zioni, non abbiamo bisogno di detergenti. Sempli­ce­mente evitiamo che la sporcizia si formi, allenan­doci a control­lare la nostra mente. Ci asteniamo, per quanto possibile, da qualsiasi stato mentale negativo.

Adagio svizzero
Il segreto per un paese pulito non è pulirlo bene, è di non sporcarlo.

 

isi Dhamma ha detto:
L'ignorante tende a controllare la natura e a lasciarsi andare. Il saggio tende a lasciar andare la natura e a controllarsi.

Una questione di lasciar andare

Come avrete sicuramente capito, la virtù è soprat­tutto una questione di lasciar andare, di distacco. Ciò significa anche che se siete ben distac­cati(e), la vostra virtù non potrà più essere intaccata. Infatti, l'inosser­vanza della virtù riguarda azioni causate da un attac­ca­mento eccessivo, o addi­rit­tura incon­trollabile:

  • Uccidere un animale
  • Abusare del sesso
  • Rubare
  • Consumare alcool
  • Mentire
  • ecc.
Attenzione:
Un attaccamento può assumere la forma di un desiderio, ma anche quella di non riuscire ad accettare una situazione, che potrebbe portare alla violenza.

Come si riconosce una persona virtuosa? Si astiene da intenzioni dannose, da parole dannose e da compor­ta­menti dannosi. Qui, dannoso si riferisce tanto per se stessi, quanto per gli altri. La virtù serve quindi a ridurre i veleni mentali.

Come migliorarsi?

Il modo migliore per migliorare la nostra virtù è scandagliare regolarmente il nostro stato mentale. Prima di una parola o di un'azione, riflettiamo sulla nostra reale intenzione. È un allena­mento costante e quotidiano, che come per l'appren­di­mento di una lingua, finisce per diventare naturale.

L'antidoto alla cattiva condotta non è né lo studio né la rifles­sione. È la vigilanza consa­pevole. Quando si vede lo sporco, non ci si vuole più sporcare.

La trappola da evitare è quella di confrontarsi con gli altri. Un bugiardo che beve un bicchiere di vino al giorno può pensare di essere un santo, se vive circondato da ladri ubriachi. Inoltre, è impossibile sfuggire all'influenza del proprio ambiente, da cui ne consegue l'importanza, come sosteneva il Buddha, di preferire la frequen­tazione con individui saggi, piuttosto che sciocchi. Se non potete fare a meno di confron­tarvi, allora fatelo con la perfezione.

Proverbio
In terra di ciechi chi ha un occhio è un signore.

 

Cosa un essere senza virtù…

Potrebbe essere?[Risposta]
Vorrebbe essere?[Risposta]
È in realtà?[Risposta]

La moderazione

La moderazione dei sensi

Secondo Buddha, se non si moderano i sensi si alimenta la cattiva condotta, che alimenta gli ostacoli alla meditazione, che alimentano l'ignoranza.

ignoranza
Mancanza di saggezza, di comprensione, di lucidità. Radice di tutte le credenze errate.

La moderazione riguarda tutto ciò che provoca attacca­mento, per mezzo dei 6 sensi. Si parla quindi di:

  1. moderazione del tatto
  2. moderazione della vista
  3. moderazione dell'udito
  4. moderazione del gusto
  5. moderazione dell'olfatto
  6. moderazione della mente

Per quanto riguarda la mente, si tratta del piacere dell'intel­lettua­lizza­zione, di determinate idee. Tuttavia, pensare al vostro gelato preferito al caramello e cioccolato rientra nella modera­zione del gusto.

Quali sono le prime cose che si dovrebbero moderare? Tutto ciò che può produrre desiderio. Principalmente:

  • sesso
  • cibo
  • sonno
  • comfort
  • distrazioni

Potete lavorare su ciò che vi è più facile da abban­donare, ma è importante lavorare con­tem­po­ra­neamente sulle questioni più radicate. Queste ultime sono costituite da più strati, i primi dei quali sono più facili da pulire. Ad esempio, mantenete i tre pasti al giorno, mantenete persino il gelato al cioccolato, ma sosti­tuite la carne con i legumi, sostituite le bevande gassate zuccherate con il tè verde, evitate gli spuntini tra i pasti, riducete ciò che è troppo dolce o troppo elaborato… Ciò che facilita la modera­zione è sapere che in generale gli alimenti che sono dannosi per la virtù, fanno anche male alla salute.

Se astensione significa rinuncia, moderazione significa riduzione. Natural­mente, è opportuno modificare le proprie abitudini negative in maniera graduale. Solo un rinunciante avanzato sarà in grado di ridurre al minimo i propri bisogni primari e di rinunciare comple­ta­mente a ciò che non è indispen­sabile.

Nessuno può più ignorarlo, i problemi ecologici tendono a sollevare domande sul consumo eccessivo. D'altro canto, consi­derata dal punto di vista dello sviluppo spirituale, la moderazione è lungi dall'essere un argomento popolare. Eppure è la colonna portante di ogni realizza­zione interiore. Notate quanto "modera­zione" sia quasi sinonimo delle prin­cipali qualità fonti di saggezza:

  • distacco
  • soddisfazione
  • rinuncia
  • umiltà
  • lasciar andare
  • virtù

Moderarsi non significa forzarsi, né imporsi, né proibirsi. Si tratta piuttosto di evitare che comfort, piaceri e distrazioni aumentino inces­san­te­mente. Questa noncuranza porta inevita­bil­mente ad una dipen­denza dannosa. Quindi, è da preferire coltivare l'abitudine di acconten­tarsi di ciò che è naturale e necessario.

La moderazione coinvolge anche la calma e la vigilanza. Sia per le risorse planetarie che per la nostra pratica di pace interiore, meriterebbe di essere tra le nostre prime preoccu­pa­zioni, chi oserebbe negarlo? Tuttavia, dedichiamo tutte le nostre energie a investire anima e corpo in una bulimia di piaceri e distrazioni.

Kassinu il detrattore

Senza distrazioni, la vita deve essere triste da morire!

La distrazione

È esattamente il contrario: coloro che non hanno più bisogno di distrazioni sono - di gran lunga - i più felici. Il bisogno di distra­zioni è una malattia immaginaria, perché la mente - come il cervello - è molto più soddis­fatta nella quiete, nel silenzio, nel nulla. Queste sono le uniche condizioni che consentono la vera felicità, l'estasi, la beati­tudine.

Se, come quasi tutti, avete l'abitudine di distrarvi continua­mente, ritrovarvi improvvi­sa­mente privati(e) di tutte le distrazioni vi provo­cherebbe una sensazione di grande mancanza. E ciò non sarebbe a causa dell'assenza di distrazioni, ma a causa dell'effetto droga.

distrazione
Qualcosa che intrattiene, diverte, eccita, attrae la mente.

Di base, distrazione significa perdita dell'attenzione. Sul Wiki­zionario si legge «impedimento allo svolgimento attivo di qualcosa».

Nell’etimologia latina il termine indica discordia, separazione.

Se siamo così inclini alla distrazione, è soprattutto perché non riusciamo ad accettarci per quello che siamo. Abbiamo timore di vedere ciò che siamo, di stare a stretto contatto con il nostro stato naturale, come un bambino che preferisce i cibi artifi­ciali ricoperti di aromi chimici alla frutta fresca. Quindi ci distraiamo, come per esempio alcune persone bevono o si drogano.

Esperienza personale

Giovane monaco, condizionato da un sacco di piccoli attacca­menti, ero tuttavia convinto che non mi avrebbero impedito di meditare bene. Pensavo inoltre che fosse un bene mantenere alcuni di quei piccoli desideri. Oggi, ripensare a una simile affermazione mi fa sorridere.

In realtà, per quanto sottili e inconsci siano, gli attac­ca­menti rallentano e bloccano il processo di risveglio. Non ho più dubbi al riguardo: l'assenza di distra­zioni è pura felicità, una liberazione.

Buddha l'ha detto chiaramente: I divertimenti e i passatempi rappre­sentano un problema per la realizza­zione della moralità. Più la mente viene ripulita dai desideri, anche dai più piccoli, più è possibile penetrare nelle meravi­gliose profon­dità della meditazione. Può sembrare un paradosso, ma più abbando­niamo ciò che ci appassiona, più la vita diventa appassio­nante.

Più moderazione
per più pace

Se, seguendo il proprio ritmo, ognuno si dedicasse anche solo in parte alla moderazione, non ci sarebbero più disugua­glianze, più guerre, più distru­zione dell'ambiente e più prodotti chimici nel cibo.

Ovvia­mente è un'utopia. È solo per dare un'idea del potere dei benefici della moderazione.

Lasciar andare delicatamente

La distrazione è un modo per cercare di dimenticare le proprie difficoltà. Il problema è che quando ricer­chiamo più distra­zioni, ciò genera nuove diffi­coltà. Al contrario, quando rinun­ciamo alla distra­zione, rinunciamo anche alle diffi­coltà; non abbiamo quindi più bisogno di trovare delle via di fuga.

Per lasciar andare le cattive abitudini non servono forzature, ma solo compren­sione e un po' di determi­na­zione. Se forziamo, racco­glie­remo solo frustra­zione.

Per essere puliti, non mascheriamo con il profumo il cattivo odore. Analoga­mente, il lavoro spirituale consiste soprat­tutto nel pulire ciò che è sporco. Per poterlo fare, innan­zitutto occorre indivi­duare, poi accettare ciò che è sporco, malsano, sconve­niente. Ecco perché l'accetta­zione e la vigilanza sono la chiave per lo sviluppo della virtù, della meditazione e, infine, della saggezza.

isi Dhamma ha detto:
La qualità più grande è riconoscere i propri difetti.

La virtù dei rinuncianti

Disinvestimento

Sapete cosa caratterizza maggiormente un monaco? Il disinves­ti­mento. Un rinunciante passa la vita a disin­vestire tutto. Si accontenta della solitudine, dell'isola­mento e del silenzio. La sua mente è così libera che di certo non vuole ingombrarla.

Ciò che rende difficile l'accesso a questa magnifica sempli­cità è l'abitudine della mente ad investire conti­nua­mente in attività, dalle più mentali a quelle più sociali, compresa la gamma infinita di distrazioni. Quando si è un rinunciante, l'unica cosa in cui ci si ritrova investiti è il disinves­ti­mento!

Tuttavia, molti monaci non seguono le raccomanda­zioni del Buddha. Si vestono da monaci, niente di più. Fate piuttosto il contrario: fate qualunque cosa Buddha consigli, senza vestirvi da monaco.

Disciplina monastica

Anche se deve essere osservato, il Vinaya è solo uno strumento. Senza saperne nulla, chi riesce a rimanere perfet­ta­mente onesto, rispettoso e pacifico ha di fatto una virtù impecca­bile. D'altra parte, seguire la disciplina monastica alla lettera non impedirà la forma­zione di sporcizia nella mente. Senza infrangere nessuna regola, alcuni monaci raggiun­gono scopi poco onorabili.

Adagio birmano
Chi conosce bene il Vinaya può uccidere un pollo.

I monaci, ahimè, attribuiscono sempre più importanza al loro aspetto, al punto di trascurare comple­ta­mente il resto. Li vedrete sempre con una bella veste, con le teste perfetta­mente rasate. Alcuni addi­rittura si ungono con dell'olio per farsi “brillare la zucca”! Tuttavia, se entrate nella loro stanza, vedrete un disordine indes­cri­vibile, per esempio, mozziconi di sigaretta ovunque, cumuli di cose, oggetti che non hanno niente a che fare con un monaco…

Per un'integrità e una disciplina degne del loro statuto, i monaci buddisti dovrebbero entrare negli ordini, come i monaci cristiani, solo in caso di vera vocazione.

Tuttavia, Buddha ha messo in guardia: indossare l'abito monastico senza virtù è rubare la venera­zione, e questo, è il più grande dei furti.

Come spiegare il comportamento estrema­mente grave dei monaci, al giorno d'oggi? Bisogna sempli­ce­mente compren­dere che non sono monaci, ma persone comuni che indossano una veste monastica. La loro pratica non è motivata da un desiderio di libera­zione spiri­tuale, ma da credenze religiose in cui la modera­zione rimane super­ficiale. Quando non si investe nella moderazione, si va verso il suo opposto: l'avidità.

La retta parola

Il 4° precetto si limita alla menzogna, ma la moderazione della parola, che permette di coltivare ciò che i buddisti chiamano la retta parola, è di quattro tipi, quindi quattro compor­ta­menti negativi su cui allenarsi:

  • la menzogna
  • la maldicenza
  • il turpiloquio
  • le chiacchiere futili

La menzogna

Da leggere:
Articolo dedicato alla menzogna
La menzogna

La maldicenza

È quasi un riflesso naturale per la maggior parte di noi. Chi non critica mai gli altri o il loro operato? In ogni caso, è alla portata di tutti "contare fino a dieci" prima di parlare.

Kassinu il detrattore

…O prima di scrivere! È che ci vai giù pesante quando critichi i monaci!

Lo faccio a malincuore e certamente non per maldicenza, ma per impedire una cieca venera­zione. Chiunque veda le cose così come sono può consta­tarlo: oggi, il sangha non è altro che un covo di parassiti. Si è trasfor­mato in un servizio sociale per anime perse, lontano dalla sua finalità originaria, ossia di una nobile comunità che incarna e porta avanti la via della Liberazione. Quale onesto osser­vatore oserebbe contraddire questo punto di vista?

Detto questo, devo ammettere che non hai torto. L'ideale sarebbe non dire nulla e lasciare che gli altri se ne rendano conto da soli, e piuttosto concen­trarsi su ciò che è (o sarebbe) corretto. Un'altra tendenza ben radicata su cui devo lavorare.

Per quanto riguarda le critiche che tendono alla calunnia, dobbiamo renderci conto che prima o poi ci si ritor­ceranno contro.

Suggerimento

Per evitare maldicenze o calunnie, parlate come se la persona in questione fosse presente. E se ci sono cose che devono essere risolte, parlatene con la persona in modo amichevole. Porsi in modo sincero e cortese è sempre cosa gradita.

Kassinu il detrattore

Lo diresti davanti ai monaci, che sono dei parassiti?

Se si presentasse l'occasione, sì! Inoltre, in più di un'occasione ho detto ad alcuni di loro che il loro compor­ta­mento era in contrasto con le raccoman­da­zioni del Buddha e che avrebbero dovuto prepararsi a conseguenze karmiche molto dolorose. La loro reazione? Il più delle volte ammettono, ridacchiano e non gliene importa niente. Di rado arrossiscono un po', poi si affrettano a cambiare discorso.

Il turpiloquio

Volgarità, oscenità, insulti. Per esempio: barzel­lette sporche, parolacce.

Molti credono che sia impossibile astenersi dall'imprecare quando si è in preda alla collera. Tuttavia, come per magia, ci riusciamo molto bene quando siamo in presenza di una persona a cui vogliamo fare una buona impressione. Questa è la prova che è possibile. E non dimen­ti­chiamo che è nelle difficoltà che il lavoro di modera­zione è più efficace.

Suggerimento

Immaginate di avere un angelo custode che tende l'orecchio ogni volta che state per pronun­ciare una brutta parola.

Sembra un consiglio dato ad un bambino, ma fino a quando non otterremo l'indi­pen­denza di un rinunciante, cosa abbiamo di più di un bambino?

Devo ammettere che quando, ad esempio, un'applica­zione non funziona corretta­mente, a volte pronuncio una serie di parolacce. Una cattiva abitudine che non ho mai giudicato pessima. Sarebbe ora di pulire questa cosa e sarebbe oppor­tuno applicare i propri consigli… È deciso: da questo momento, opera­zione “bocca pulita”! Fino a quando la nuova buona abitudine diventerà naturale.

Un altro consiglio - che qui vale anche per me - è di sostituire le parole volgari con parole inoffen­sive (ideal­mente con lo stesso significato). Per esempio:

  • Accidenti! Mi sono fatto prendere in giro da questo mascalzone, mi prenderò una strigliata per questa disat­ten­zione!

Non pensate che sia una cosa banale. Di sicuro, la volgarità lo è. Può essere molto diver­tente riportare alla luce espres­sioni obsolete. L'altro vantaggio è che ciò contri­buirà a calmare la collera.

  • Perbacco! È triste essere ingannati da tali canaglie. Sono proprio uno sprovveduto, cavolo!

Le chiacchiere futili

Oltre a far sprecare tempo prezioso, le chiacchiere non portano nessun beneficio tangibile. Alimen­tate dal desiderio di distra­zione, sono un terreno fertile per maldicenze e per la circo­lazione di informa­zioni che potrebbe creare stati mentali negativi.

Le conversazioni corrette

Buddha ha indicato 10 argomenti di conversa­zione appropriati per i monaci:

  • il poco desiderio
  • la soddisfazione
  • l'isolamento
  • la non associazione con agli altri
  • l'attivazione dell'energia
  • la virtù
  • la concentrazione
  • il discernimento
  • la liberazione
  • la conoscenza e la visione della liberazione

È probabile che voi non siate ancora un monaco, una monaca o un asceta. Che ognuno vada al proprio ritmo! Solo per darvi un'idea, gli argomenti di conver­sa­zione di cui sopra diven­tano così impe­gnativi per i rinuncianti che, natural­mente, non vogliono perdere tempo in chiacchiere futili.

Ovviamente, si dovrebbe prestare la stessa vigilanza sia alle chiacchiere parlate, sia a quelle scritte.

Buddha ha detto:
Per coltivare la calma e la virtù, non abusate di Facebook.

(forse non l'ha detto, in effetti)

La metafora della barca

Immaginate una barca con un paio di cabine. Ciascuna di esse è dotata di ogni comfort: aria condizionata, frigorifero ben fornito, bellis­simi comple­menti d’arredo, un letto con un morbido materasso, ecc. Tuttavia, il suo scafo è danneg­giato, ha diversi fori. Il capitano tenta di attra­versare il mare, ma non appena la sua nave salpa, l'acqua comincia ad entrare e, in poche ore, affonda nel fondo dell'oceano.

Chi sarebbe così irresponsabile da pensare che una barca del genere sia meglio di un'altra che offre soltanto cabine semplici, senza aria condi­zion­ata, senza comple­menti d’arredo, con un vecchio frigo­rifero semivuoto, ma con uno scafo in perfette condi­zioni?

Avete indovinato, lo scafo è la virtù, l'arre­da­mento confor­tevole corris­ponde ai pos­sedi­menti e alle conoscenze. L'oceano è il sentiero che conduce alla realizza­zione spirituale.

Come il capitano della prima barca (quella che ora funge da dimora per coralli, ricci di mare e pesci), alcune persone possono essere molto attente a dettagli insigni­fi­canti e tras­curare questioni più importanti, come la menzogna, la violenza (come l'industria della carne), l'alcool o l'adulterio.

Se il vostro scafo è intatto e gli altri criticano la vostra barca per la sua attrezza­tura rudi­mentale, non prende­tevela. Un giorno vi implo­re­ranno di lanciargli un'ancora di salvezza.

È inutile dunque mettere il carro davanti ai buoi, occupiamoci sempre in primo luogo dei fondamenti della virtù.

Metafora della barca a vela

I precetti base sono come lo scafo di una barca a vela. I successivi precetti come le vele, la chiglia e il timone. Se ne manca anche solo uno, sarà impossi­bile raggiungere l'Isola del Risveglio.

Molti sostengono che:

  • Una piccola bugia ogni tanto non è importante, non è niente di grave!

Speriamo che sappiano essere comprensivi se, in mare aperto, il capitano della nave dicesse loro:

  • Lo scafo ha qualche piccolo foro, ma non è importante, non è niente di grave!
Come riconoscere un monaco autentico?

Ci sono 3 punti che costituiscono un ottimo criterio. Se, nella sua vita quotidiana, un monaco li rispetta, c'è una grande probabi­lità di avere a che fare con un auten­tico rinun­ciante:

• Non accetta né usa denaro.
• Il suo sguardo rimane sereno verso il basso (soprattutto in luoghi affollati).
• Evita le chiacchiere (ma può parlare di ciò che riguarda il cammino spirituale).

L'irreprensibilità

Chi dice virtuoso dice irreprensibile. Sì, ma non agli occhi degli altri! Perché gli occhi di una mente sporca vedranno sporcizia ovunque, anche nel più integro dei santi. Molti frain­tendono l'irrepren­si­bilità con il desiderio di dare una buona immagine di sé.

Se mancate di vigilanza, cadrete in questa frequente trappola che consiste nel lavorare per il vostro ego. In questo modo, nonostante le vostre buone intenzioni, racco­glierete soltanto frustra­zioni e sofferenze.

Ridete delle critiche, ignorate gli sguardi e agite solo secondo quello che sapete, nel profondo, essere giusto, corretto e onesto. Smettete di alimentare l'immagine da dare. Piuttosto, impegnatevi a fondo nel lasciar andare, la corsia prefe­ren­ziale verso la saggezza. Diventare irrepren­si­bili inizia con l'ammettere i propri difetti e con l'accettare l'idea che gli altri possano vedere solo quello.

L'umiltà è la porta d'accesso all'irreprensi­bi­lità. Ma atten­zione, ci sono anche molte porte d'uscita, tra cui il desiderio di apparire retti, o ancora peggio: il desiderio di apparire umili.

Per chi, allora, occorre essere irrepren­sibili, se non per gli altri? Per voi stessi, natural­mente, perché soltanto a voi serve sapere quel che rimane da pulire per liberarvi.

Quindi, se volete aiutare voi stessi a diventare irrepren­sibili, fate come se gli altri non dovessero saperlo! In ogni caso, più vi purifi­cherete, più gli esseri inclini allo sviluppo spirituale perce­pi­ranno la vostra aura e proveranno felicità nell'attingere ispi­ra­zione e motiva­zione dal vostro esempio.

Da leggere

Per una continuazione logica:
I precetti

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