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Avrete un'idea precisa di che cosa sia la meditazione, saprete distinguere i diversi tipi di pratica, e soprattutto, come meditare.

Imparerete anche quando meditare, con chi e con quali accessori. Vedrete come evitare le principali difficoltà, e infine, per sapere bene dove state andando, avrete una chiara idea di dove può condurvi la meditazione.

Suggerimenti per una lettura efficace
Non dimenticate di meditare. Se leggete gli articoli di questo sito senza pratica, è come se piantaste dei semi senza annaffiarli.

La meditazione

La meditazione, che cos'è?

Intro

La meditazione può essere una pura felicità… o una grande fatica. Tocca a voi scegliere!

Tutto dipenderà dalla vostra volontà di abban­donare tutto (almeno durante la medi­ta­zione). È fonda­men­tale che vi rilas­siate com­ple­ta­mente, quindi che non for­ziate nulla. Altri­menti, medi­te­rete solo perché credete che sia una buona cosa da fare, e ve lo impor­rete. La maggior parte del tempo, vi annoi­er­ete, aspet­tando la fine della seduta con impa­zienza.

Se eviterete qualsiasi pressione, anche da prin­ci­piante, i van­taggi saranno consi­de­revoli.

La metafora dello scultore

La meditazione è una scultura della mente. La scul­tura esiste già nel blocco di pietra. Lo scul­ture non fa altro che rimuo­vere ciò che la rac­chiude. Prima toglie i prezzi grossi, poi rifi­nisce a poco a poco.

Ciò che la meditazione non è

Per illustrare ciò che la medita­zione non è, ecco un dia­logo imma­gi­nario tra un maes­tro e i suoi discepoli.

  • Maestro! Il mio corpo è diventato così leggero che quasi non lo sentivo più!
  • E allora? Se tu prendessi della morfina, lo senti­resti ancora di meno!
  • Io sono stato due ore senza batter ciglio!
  • E allora? Ci sono rettili che rimangono perfetta­mente immo­bili per ore!
  • E io ho sopportato dolori musco­lari infer­nali senza abban­donare la mia medi­tazione.
  • E allora? Ci sono soldati che vengono tortu­rati fino alla morte per giorni interi e non dicono niente!
  • Io, Maestro, ho avuto delle visioni incre­di­bili durante la mia medi­tazione, cose che normal­mente non si possono vedere.
  • E allora? Con un allucinogeno, avrai anche molte più visioni!
  • E io, ho avuto delle estasi che sono durate a lungo.
  • E allora? Gli esseri celesti sperimen­tano estasi ancora più potenti. Eppure, quando vedono un rinun­ciante umano, sono loro che si prostrano davanti a lui!
  • Io ho sbadigliato, ho scorreggiato, mi sono stro­fi­nato gli occhi e mi sono stra­vaccato per mezzora.
  • Hai osservato tutto questo con vigi­lanza consa­pevole?
  • Sì, Maestro.
  • Tu sei degno di essere mio discepolo! Tu hai fatto ciò che è impor­tante: conoscere la tua mente nel momento presente, senza preoccu­parti del resto.
Kassinu il detrattore

La meditazione, è per gli egoisti!

In un gruppo di matti, uno di loro vuole uscire, lavora sodo per curarsi. Gli altri dicono che è egoista, che non aiuta gli altri. Tuttavia, una volta guarito, dedi­cherà del tempo agli altri per curarli con efficacia.

Si può sostituire “un gruppo di matti“ con “l'umanità”, e “matto” con “spen­sie­rato che si lascia intrap­po­lare nel ciclo perpetuo delle emo­zioni, delle miserie e delle illu­sioni”.

Il problema? È troppo facile!

Estratto dal romanzo La ragazzina e l'asceta:

  • Ho lasciato andare tutto nella mia testa per un po', e bene, credo di non essermi mai sentita così bene.
  • Lo so bene ed è questo che mi piace di questo test. È che, allo stesso tempo, era la tua prima lezione di medi­tazione.
  • Non è possibile!
  • Come mai?
  • E' una cosa molto difficile la medita­zione, vero?
  • Se è difficile o anche solo un po' diffi­cile, allora non è medi­tazione!
  • In realtà, è durata pochissimo tempo.
  • E allora? La meditazione, non riguarda una durata, ma sola­mente il momento presente.
  • Ma non ho fatto niente!
  • Esattamente! La meditazione è non fare proprio niente. Finché proverai a fare qualcosa, non riuscirai mai a meditare. Le persone sono così abituate a fare uno sforzo per otte­nere un risul­tato, che hanno diffi­coltà con la medi­ta­zione, poiché non pos­sono fare a meno di fare qualcosa.

Non solo seduti

Quando si sente parlare di meditazione, si immagina siste­ma­ti­ca­mente la posi­zione seduta, con gli occhi chiusi. Certo, l'immo­bi­lità, il silen­zio e la chiusura della per­ce­zione visiva confe­ris­cono le condi­zioni adeguate per una mente toppo dis­persiva, o per la medi­ta­zione profonda.

Tuttavia, la meditazione non è affatto una ques­tione di posi­zione. È solo un atteg­gia­mento della mente, che può essere mante­nuto, qua­lunque sia la posi­zione e il movi­mento del corpo.

L'atteggiamento corretto

La grande domanda è dunque: quale atteggia­mento adottare? Devono essere impli­cate la purezza, la vigilanza e l'immo­bilità.

Purezza

Una mente pura è sicuramente una mente onesta e virtuosa. Anche atti minori e malsani (menzogna, vio­lenza, con­sumo di alcool…) lasciano delle tracce che impe­dis­cono una quiete auten­tica, ele­mento essen­ziale per la meditazione.

L'onestà, quindi, ma non solo. La mente deve anche evi­tare per quanto può di cedere ai suoi desideri, come:

  • Piacere sessuale
  • Cibo in qualsiaisi momento della giornata
  • Gioielli, trucco, contempla­zione della propria immagine
  • Distrazioni (danza, musica, giochi…)
  • Chiacchiericcio
  • Pigrizia

La mente deve anche evitare ogni forma di violenza e osti­lità (com­presa quella verbale o anche mentale).

Il fatto di non rispettare questi aspetti non vi impedirà di meditare, ma la vostra pratica rimarrà super­fi­ciale. Perché? Perché seguire i propri desideri provoca agi­ta­zione mentale, impe­dendo così la totale quiete.

È quindi facile comprendere perché le persone che possie­dono una mente già rela­ti­va­mente pura siano maggior­mente faci­li­tate quando comin­ciano a medi­tare. Per avere ogni chance dalla vostra parte, è quindi impor­tante colti­vare una mente il più pura possibile.

Tuttavia, non spettate di avere una mente pura per comin­ciare la medi­ta­zione, i due aspetti si favo­ris­cono l'un l'altro.

Vigilanza

L'unica azione necessaria a una mente che medita, è di incollarsi al suo oggetto, e natu­ral­mente, di mante­nerlo. A tal fine, è neces­saria una vigi­lanza completa e cos­tante. Occorre per­tanto essere all'erta, vale a dire piena­mente consa­pevoli. Solo una mente pura ne è capace, poiché le impurità si compor­tano da paras­sita con la vigi­lanza piena e sos­tenuta.

Immobilità interiore

Per la meditazione profonda, l'immobilità interiore è una condizione indispensabile.

Per una meditazione di vigilanza nel momento presente, che si chiama anche di "piena consa­pe­vo­lezza", l'immo­bi­lità inte­riore è netta­mente più limi­tata. Infatti, ci si accon­tenta di immo­bi­liz­zare la propria vigi­lanza, o di immo­bi­liz­zare la propria mente nel momento pre­sente, che è esatta­mente la stessa cosa!

Per il resto, la mente non si immobi­lizza su un punto unico; accetta tutto quello che viene, senza rifiu­tare nulla.

Meditazione e meditazione

Togliamo le pratiche fisiche, dove "meditazione" è sino­nimo di rilas­sa­mento.

Togliamo le pratiche mentali, dove "meditazione" è sino­nimo di rifles­sione.

Togliamo le pratiche psico­lo­giche, dove "medita­zione" è sino­nimo di psico­te­rapia.

Ci restano le pratiche della mente (spiri­tuali, lette­ral­mente). Queste pratiche sono i migliori stru­menti per lo svi­luppo delle pra­tiche sopra descritte, ma hanno un poten­ziale incre­di­bil­mente più vasto.

Possiamo raggrupparle in "due tipi di medita­zione", anche se queste due possono essere inti­ma­mente colle­gate tra loro.

Io le chiamo:

  • Vigilanza nel momento presente
  • Meditazione profonda

Potremmo anche parlare di:

  • meditazione investigativa
  • meditazione stabilizzante

La prima è una base per la seconda, ma dall'alto di quest'ultima, possiamo pene­trare nel più pro­fondo della realtà. Ecco una para­bola che mostra questo prin­cipio: dob­biamo stu­diare per essere capaci di usare un micro­sco­pio. Succes­si­va­mente, effet­tue­remo regolazioni ottiche precise. Infine, potremo inves­tigare in pro­fon­dità.

Come meditare?

Come stare seduti?

Comodamente, ma senza appoggiarsi. La colonna vertebrale in equi­li­brio, le gambe incro­ciate come vi è possi­bile. Se neces­sa­rio, potete uti­liz­zare dei cus­cini, o anche una sedia, o addi­rit­tura uno schie­nale se avete pro­blemi.

Per quanto riguarda le mani, mette­tele come vi pare; sulle ginoc­chia o una dentro l'altra. I palmi pos­sono essere rivol­ti verso l'alto o verso il basso. Sem­bre­rebbe tuttavia che i palmi rivolti verso l'alto contri­buis­cano a ridurre le ten­sioni.

L'immobilità fisica

Non riuscite a stare fermi a lungo? Non pre­occu­pa­tevi! Per una medi­ta­zione di "piena consa­pevo­lezza", l'immobi­lità è certa­mente una carta vin­cente, in parti­co­lare ad uno stadio avanzato. Tuttavia, non è ri­chiesta. A riprova di ciò, tale medi­ta­zione si pra­tica sia cammi­nando che durante le atti­vità quoti­diane, come i pasti o le pulizie.

Durante una sessione seduta, cercate comun­que di non muo­vervi. Ma in caso di posi­zione dolo­rosa o di forte prurito, fate quello che serve. Non esi­tate nemmeno a sti­rarvi quando se ne sente la neces­sità (gomiti o braccia in aria). Anche il fatto di sba­di­gliare non può che rin­vigorire.

Poco importa dunque la posizione. Certo, è meglio medi­tare nei momenti in cui abbiamo una buona dose di ener­gia, ma solo per dire, possiamo anche medi­tare con la testa appog­giata sulle ginoc­chia, se siamo esausti.

Ciò che conta è mantenere la mente pulita e all'erta.

Cosa fare?

Cosa fare, una volta che vi siete siste­mati(e) bene, con gli occhi chiusi? Non ditevi:

  • Ora, mediterò.

Solo nel dirsi questo, si corre il rischio di vedere la medi­ta­zione come un lavoro, cosa che può causare ten­sioni e blocchi. Ditevi piut­tosto, per esem­pio:

  • Ora, lascerò andare tutto.
Suggerimento

Il miglior atteggiamento da adottare se desi­derate avere una medi­ta­zione efficace, è quello di switch off com­ple­ta­mente la vostra mente.

Perché sì, quello che si fa in realtà, è niente di niente! Quando si è seduti per esempio, non si fa altro che speri­men­tarlo, non c'è niente da fare.

Kassinu il detrattore

Sciocchezze! È risaputo, nella medita­zione, si dice sempre che bisogna osservare!

Sta tutto nel modo di dirsi le cose, mio caro Kassinu. Se si dice: «Io devo osser­vare bene», ci sono buone pro­ba­bi­lità che si forzi qualcosa. E una for­zatura, per quanto sottile, rovina la medi­ta­zione sicu­ra­mente come la più piccola brezza rovina un riflesso sulla super­ficie dell'acqua.

Osservare, è inevitabile quando non si fa niente. Questo significa che non si pensa nemmeno, perché pensare, signi­fica fare! Quando non si fa vera­mente niente, la vigi­lanza si fissa natu­ral­mente su "la porta d'entrata prin­cipale della mente". Il risultato è un'osser­va­zione automatica di tutto ciò che ne viene fuori, le percezioni come le reazioni.

Se fate qualcosa di diverso dal far restare questa osser­va­zione naturale (cioè se pensate, analiz­zate, giudi­cate, commen­tate), usci­rete subito dalla medi­tazione.

I pensieri

State tranquilli: anche i prati­canti più esperti del pianeta hanno ancora dei pen­sieri durante la loro medi­ta­zione! Comun­que sia, è sempre bene averne il meno possi­bile. Medi­tare in mezzo ai pensieri, è come guidare con i freni. Si guida molto meglio quando il freno a mano è disin­serito.

Se tentate di respingere i pensieri, ciò non farà che molti­pli­carli. Per las­ciare che si dissol­vano da sé, non resta che rima­nere ad osser­varli. Fate solo attenzione a non las­ciarvi trasci­nare dal loro conte­nuto. Consi­de­rate i pen­sieri come della polvere.

Metafora del pulviscolo

Abbiamo un piccolo girino in un barattolo d'acqua con un po' di fango sul fondo. Vorremmo che l'acqua per lui fosse il più chiara possibile.

Se scuo­tiamo il barat­tolo per cercare di ripor­tare il pul­vi­scolo sul fondo, questo non farà altro che spar­gersi ancora di più. Se, al con­tra­rio, lasciamo il barat­tolo immobile, il pul­vis­colo non tarderà a depo­si­tarsi da solo sul fondo.

Quale metodo?

Anche se esistono tanti metodi, il principio resta lo stesso. In realtà, invece che "metodi" per dire il vero, sono "approcci". Nessuno è migliore di un altro. Sempli­ce­mente, alcuni faranno il caso vostro meglio che altri.

A voi la scelta, dunque, ma prova­tene un paio, almeno. E soprat­tutto, non cadete nella trap­pola del setta­rismo, perché ciò che è certo, è che un "con­flitto inter-tra­di­zioni" non è un ingrediente favo­re­vole alla medi­tazione!

Quindi, qualunque siano il vostro o i vostri metodi, chiun­que siano la vostra o le vostre guide, sta a voi trovare le vostre regole. Una volta che saranno ben appli­cate, il fuoco si pro­pa­gherà da sé.

Succede sempre qualcosa

Si potrebbe pensare che restando immobili con gli occhi chiusi, non ci sia niente, non si senta nulla. Se così fosse, questo sarebbe jhãna!

jhãna
Parola pali Immobilità della mente, quando questa rag­giunge una grande purezza, al punto che si assorbe com­ple­ta­mente in se stessa.

In effetti, succedono sempre tantis­sime cose, anche se non c'è nulla in appa­renza. Per esem­pio, quando siete seduti con gli occhi chiusi, percepite chia­ra­mente la posi­zione in cui siete. Ciò che vi da questa perce­zione è in realtà un gran numero di conos­cenze tattili molto loca­liz­zate, in diverse parti del corpo. Da prima, si per­ce­pis­cono delle sen­sa­zioni più o meno gros­solane, in seguito, si scopre che c'è un gran movi­mento di micro-per­cezioni.

Naturalmente, non c'è solo il corpo. C'è anche, tra l'altro, la mon­tagna di micro-rea­zioni men­tali. Per assis­tere a questo "spetta­colo", basta las­ciare la propria vigi­lanza sulla mente. Questa è come una palla del flipper, rimbalza conti­nua­mente su: le sen­sa­zioni tattili, le ten­sioni (fisiche o mentali), il prurito, il formi­colio, la tem­pe­ra­tura, la stan­chezza, le paure, i dubbi, le irri­ta­zioni, il dis­gusto, i rim­pianti, le gioie, le emo­zioni, la legge­rezza, ecc.

Calma e agitazione

Quando la mente è calma, natural­mente si osser­vano soprat­tutto le sensa­zioni fisiche, che possono esserre legate alla respi­ra­zione, ma non neces­sa­ria­mente. Siete comple­ta­mente liberi di sce­gliere ciò che vi si addice meglio: il respiro, il movi­mento res­pi­ra­to­rio della pancia, tutto ciò che si presenta, o altro. Le possi­bi­lità sono nume­rose.

Quando la mente è meno calma, invece si osser­vano le perce­zioni men­tali, che si chia­mano anche "i compor­ta­menti della mente". Questo è un aspetto parti­co­lar­mente grati­fi­cante della medi­ta­zione. L’agi­ta­zione inte­riore non impe­disce la vigi­lanza. Pra­ti­care così non solo per­mette di rispar­miare molte sedute dallo psico­te­ra­peuta, ma anche di andare ancora più lon­tano.

Con un po' di allenamento, anche in piena attività quoti­diana, se il vostro cuore si agita, grazie al potere della vigi­lanza, potrete rima­nere nel cuore del vos­tro cuore. È un modo di dire, non si tratta di loca­liz­zare il vostro organo car­diaco. Qui, cuore significa mente. In parole povere: se un’emo­zione vi per­vade, pene­trate nel cuore di questa emo­zione. Con un'abi­lità sempre maggiore, vedrete sempre più chia­ra­mente come nas­cono i vostri attac­ca­menti. Di conse­guenza, si forme­ranno sempre meno; diven­te­rete sempre più liberi.

Con cosa e con chi?

Accessori

La cosa meravigliosa della medita­zione è che non c’è bisogno di niente! Usate solo ciò che vi aiuta a stare seduti(e) bene. Per il resto, meno c’è, meglio è. Evi­tate quindi bas­ton­cini di incenso e ambienti sonori. Pensate a tutti questi indi­vi­dui - rinun­cianti o non - in migliaia di anni, che si sono dedicati alla medi­ta­zione all'aperto, senza nulla, tutt'al più ripa­rati in una grotta.

Se volete solo rilassarvi o alle­viare lo stress, musica rilas­sante, suoni di cam­pana o di cascate, vapori di oli essen­ziali o altri gadget pro­ve­nienti da "commer­cianti di benes­sere" saranno sufficienti.

Se invece, il vostro approccio riguarda la medita­zione, cioè la pace totale, il discer­ni­mento, la conos­cenza della realtà, la fine dei vostri pro­blemi più profondi, allora non usate nessun arti­ficio. E soprat­tutto nessuna musica, anche la più rilas­sante di tutte. La musica è una potente droga defor­mante per la mente.

Scelta personale

Immaginiamo un posto con qualche zanzara ostile, e un altro, senza zanzare, ma da dove si sente della musica.

Se, per meditare, dovessi scegliere un posto tra questi due, sceglie­rei quello con le zan­zare senza la minima esi­ta­zione. Io sono molto acco­gliente!

Quale guida?

Per una meditazione efficace, la cosa più impor­tante non è il metodo, l'insegnante, o le con­di­zioni, siete voi! Tuttavia, una fonte di aiuto pre­ziosa è la con­di­vi­sione di espe­rienze con amici che medi­tano proprio come voi. Spesso incontrano le stesse difficoltà.

E per essere sicuri di seguire sempre la giusta dire­zione, un giorno o l’altro, avrete bisogno di una guida esperta.

Per questo, il mio primo consi­glio sarà di privi­le­giare, per quanto possi­bile, una guida in carne e ossa; cioè non su Inter­net. Quando siete di fronte a un istrut­tore di medi­ta­zione, lui può otte­nere infor­ma­zioni precise sulla vostra pratica che non si possono rile­vare attra­verso uno scam­bio vir­tuale.

Il mio secondo consiglio, quando riuscite a trovare una guida, è di osser­vare atten­ta­mente il suo compor­ta­mento. Guardate se vi sembra vir­tuoso, onesto, presente, stabile, disin­te­ressato...

Quando?

Quando meditare?

Ogni volta che potete! Ma bisogna anche volerlo, perché è meglio non medi­tare affatto che sfor­zarsi di medi­tare. Se è una sec­ca­tura, non è medi­ta­zione. Medi­ta­zione deve far rima con riposo, sollievo e las­ciare andare, anche se alcune ses­sioni a volte possono por­tare un sacco di sensa­zioni sgra­de­voli.

Se dormire troppo può essere danno­so per la medi­ta­zione, la man­canza di sonno può essere altret­tanto dan­nosa. È importante impa­rare a ges­tire bene la propria energia.

Importante:

Piuttosto che la durata, puntate prima di tutto sulla qualità. In una giornata, meglio 3 minuti di piena e conti­nua vigi­lanza che 3 ore di media vigi­lanza.

All’inizio, nessuno è in grado di mant­enere la vigi­lanza con­tinua per 3 minuti. Come per ogni disci­plina, è solo a forza di provare che le cose vanno sempre meglio. Ciò che Confu­cio diceva della virtù vale per la medi­ta­zione: chi pianta la medi­ta­zione non deve dimen­ti­care di annaf­fiarla spesso.

Ogni momento è buono

Nessun momento è da buttare via. Rimanete vigili qua­lunque cosa fac­ciate. Se non avete nulla da fare (ridu­cete al minimo le atti­vità non vera­mente utili), state seduti(e) e quando ne sen­tite il bisogno, alza­tevi e cammi­nate tran­quilla­mente, e così via.

Non è necessario concentrarsi su sensa­zioni parti­colari. La cosa migliore da fare è acco­gliere tutto ciò che accade nel momen­to pre­sente.

Alla domanda:

  • Quando meditare?

La migliore risposta è dunque:

  • Adesso!

In alternativa?

Cosa fare se non meditate? Colti­vate sempre le qualità bene­fiche, come la calma, la pa­zien­za, l’atten­zione. Evitate tutto ciò che è super­fluo, alle­na­tevi a ridurre i vostri desi­deri (ini­ziate con i più facili da las­ciare andare). Se vi abi­tuate a man­te­nere uno stato della mente sano, senza nem­meno render­vene conto, avrete già un piede nella medi­tazione.

In ogni caso, non conos­ce­rete la medi­ta­zione stu­dian­dola, ma viven­dola!

La pratica prima di tutto

Non si insisterà mai abbastanza: è la pratica che puri­fica, non la cono­scenza. Privi­le­giate quindi il vostro cuscino piut­tosto che la vostra biblio­teca.

Il monaco Sumedho ha detto:
La saggezza non proviene dallo studio di testi filo­sofici, ma dall’osser­va­zione delle cose comuni del quo­ti­diano.

Difficoltà frequenti

Le tensioni interiori

All’inizio potreste notare delle tensioni. Non sono dovute alla medi­ta­zione, anche se questa è l’impres­sione che si può avere. In effetti, le prove­rete sempre; è una rea­zione abi­tuale della vostra mente, che diventa osten­sibile quando spegnete il flusso perpetuo dei vostri pen­sieri.

Tenete presente che le tensioni interne sono tal­volta espres­sione di ten­sioni fisiche. Queste ultime possono derivare da una posi­zione scor­retta, che occorre quindi cor­reggere.

Abituandovi alla calma e al riposo della mente, le ten­sioni si dissol­ve­ranno da sé. Sarete quindi in grado di tro­vare natu­ral­mente un sottile equilibrio tra riportare inin­ter­rotta­mente la messa a fuoco (in altre parole, la vigi­lanza) e lasciare la presa comple­ta­mente. Non tarderete ad avere la sen­sa­zione che la vostra medi­ta­zione "scivoli come il velluto".

Il buio

A volte potrete essere molto lucidi(e), ma non potrete esserlo per tutto il tempo, soprat­tutto quando sarete stanchi(e). Ed è abbas­tanza comune passare attra­verso fasi di buio inte­riore, a volte con una sensa­zione di "non arri­vare più a nulla". Bisogna solo andare avanti come se nulla fosse, senza nulla sperare.

Se vi sentite scoraggiati(e), è perché avevate una parti­co­lare aspet­ta­tiva o perché siete appena caduti nel dubbio. Abbiate dunque almeno l'is­tinto di ricor­dar­velo, in caso di scorag­gia­mento. Il dubbio è solo un freno a mano, dis­trugge la vostra pratica. Se vi accon­ten­tate di osser­vare le cose come le per­ce­pite nel momento presente, allora non potete sbagliarvi.

È normale sperimentare delle fasi in cui tutto sembra facile, poi altre in cui tutto sembra, al contrario, com­pli­carsi. Nel primo caso, non attac­catevi a questa situa­zione piace­vole. Nel secondo caso, non lamen­ta­tevi del vostro destino.

In generale, è nei momenti più diffi­cili che si progredisce meglio. Pensate dunque alla diffi­coltà come a una buona oppor­tu­nità! È come un gioco; non svi­lup­pe­rete abilità gio­cando solo ad un livello facile.

Altri punti

L’uomo è così abituato ai difetti che ci è attaccato. Ecco perché è raro che si dedichi seriamente alla meditazione.

Se siamo così poco coinvolti nella medi­ta­zione, è perché siamo acce­cati dalla ricerca di piaceri e distra­zioni, certo, ma anche perché pen­siamo che sia diffi­cile.

Se è difficile per un princi­piante, è perché forza. Siamo tal­mente abi­tuati a fare sforzi per ottenere qual­cosa che forziamo, anche se non è proprio il caso. Non c’è nient’altro da fare che stare comple­ta­mente rilas­sati e pren­dere quello che viene, come viene.

Ricordatevi anche regolarmente della via di mezzo. Ognuno va al suo ritmo. Invece di pensare che pra­ti­cate "non abbas­tanza bene", accet­tate che questo è nor­male per il vostro livello, e ricor­date che non avete nulla da dimos­trare. Perché sperare più di quanto potete?

Guardando qualcuno meditare seduto con gli occhi chiusi, molti pen­sano che sia "altrove". In realtà, non è altro che il con­tra­rio: lui è "lì" molto più degli altri.

Motivazione e pazienza

Per godere di una fruttuosa medita­zione, dovete sempre includere i due ingre­dienti seguenti: moti­va­zione e accet­tazione.

Certo, quando la vostra medita­zione si fa leggera e corre come un uccello che sfreccia nel cielo, questi ingre­dienti possono sem­brarvi poco utili. Ma probabilmente vi capiterà di attra­ver­sare periodi più diffi­cili di altri. È lì che avrete biso­gno di "rinforzi".

La motivazione si ottiene attraverso la condivisione di espe­rienze con persone che medi­tano proprio come voi, o attra­verso la lettura di opere ispi­ra­trici. Ricor­devi che anche i maestri più esperti hanno speri­men­tato grandi diffi­coltà. Anche loro sono stati un giorno prin­ci­pianti ines­perti, tesi, scomodi, dotati di un ego colos­sale, attac­cati ad una miriade di cose…

La meditazione richiede tempo e bisogna sacri­fi­care molto, ma l’inves­ti­mento ne vale la pena, anche se si decide di fer­marsi lungo la strada!

L'accettazione (o pazienza), lei, si sviluppa nel tempo, allen­an­dosi a pren­dere le situa­zioni così come si pre­sentano.

Accettazione

Quando all’orizzonte ci sono prove che sem­brano difficili, consi­de­ra­telo come un gioco. Cer­cate di accet­tarle con pazienza. Se fallite, non importa, almeno ci avete provato. La prossima volta avrete più possi­bi­lità di successo.

L’accettazione è una qualità madre che ne genera molte altre:

  • tolleranza
  • sopportazione
  • pazienza
  • soddisfazione
  • gentilezza
  • calma
  • equanimità
  • distacco
  • presenza
  • vigilanza
  • saggezza
  • ecc.

La meditazione, è per il 90% accetta­zione.

Il problema più grande

Con la meditazione, il problema più grande, è l’invi­si­bi­lità di gran parte dei suoi bene­fici. Molto spesso, ciò che svilup­pate attra­verso la medi­ta­zione, non lo vedete. Come il foto­grafo che scopre il risul­tato dei suoi scatti solo dopo lo svi­luppo dei nega­tivi, molti dei van­taggi della vostra medita­zione vi saranno sve­lati solo a tempo debito.

Molti abbandonano il proprio cuscino di medi­ta­zione perché non vogliono aspet­tare più di una setti­mana per vedere i risul­tati. Eppure, accet­tano di lavo­rare un mese intero senza un cen­te­simo, prima di rice­vere il loro sti­pen­dio a fine mese.

La metafora della levitazione.

L’insegnante di levitazione dice:

«Anche quando il vostro corpo non pesa più di un grammo, non vi staccate ancora da terra. Eppure, la maggior parte del lavoro è stato compiuto.»

A cosa conduce?

Il paradosso degli obiettivi

Bisogna sapere che esistono mille e una diffe­renti perce­zioni sulla fina­lità della medi­ta­zione. Inoltre, queste perce­zioni cam­biano. Cam­biano durante tutta la pra­tica. Il para­dosso, ed è logico, è che più siamo prin­ci­pianti, più pun­tiamo o imma­gi­niamo obiet­tivi irra­gio­ne­voli, stra­va­ganti, insi­gni­fi­canti, se non addi­rit­tura fuori luogo.

La spiegazione è semplice: i nostri obiet­tivi sono commi­su­rati ai nostri attac­ca­menti e alla nostra cecità. Come potrebbe essere altri­menti? Se chiedete a un bam­bino di cinque anni di par­larvi dei suoi pro­getti per il futuro, di certo non vi aspet­tate che vi des­criva la car­riera verso la quale si sta diri­gendo e con quali mezzi intende raggiun­gerla. La sua ris­posta potrebbe essere più simile a:

  • Quando sarò grande, la mia stanza sarà piena di dolci e cioc­co­la­tini, e mi com­prerò tutti i gio­cat­toli che voglio!

Al massimo potrebbe dichiarare di voler diven­tare commis­sario di polizia, can­tante o astro­nauta. È esat­ta­mente come me, quando ho sco­perto la medi­tazione:

Quando ero un principiante

Conoscendo a malapena la medita­zione pensavo:

«Vado a tras­cor­rere qualche anno in un monas­tero sull’Himalaya, e non appena rag­giungo il Risve­glio, torno a vivere con la mia ragazza!»

A quel tempo, se mi avessero detto che molto prima di questo, avrei dovuto rinun­ciare com­ple­ta­mente al sesso, alle dis­tra­zioni, come la musica e il cinema, al comfort, e pren­dere l’abi­tu­dine di non man­giare più nel pome­riggio, di non avere più formag­gio, pizza, cioc­co­lato, e che dopo il pieno Ris­ve­glio non ci sarebbe più stato il minimo attac­ca­mento a tutte queste cose, allora non c'è dubbio, avrei repli­cato che forse il Ris­ve­glio non era quello a cui stavo mirando.

Per dare uno schema, siamo troppo attac­cati per con­cepire che la Z possa essere giusta per noi, quindi ci diri­giamo verso A. Una volta a A, siamo maturi per inte­res­sarci a B, e così via...

Immaginate di essere molto realiz­zati(e) nella medi­ta­zione. Provate una grande feli­cità a rima­nere nella vostra casa di fami­glia in campa­gna, a non fare altro che stare seduti(e) tutto il giorno di fronte alla tappez­zeria sco­lo­rita di Paperino e Paperina della vostra infanzia.

Eppure, nella vostra giovinezza, fantasti­cate solo su pic­coli monas­teri di legno, sperduti in pae­saggi di carto­line pos­tali, degus­tando piatti eso­tici in un servi­zio in bambù laccato, e beven­do tè profu­mato al ritmo di gong dai suoni melo­diosi e sug­ges­tivi.

Una caccia al tesoro che ti fa correre tutto intor­no alla terra fino a sco­prire che il tesoro... si trova a casa vostra! O più preci­sa­mente: in voi.

Forse è meglio interessarsi ai vantaggi della medi­ta­zione piut­tosto che ad uno scopo preciso? Trove­rete un elenco di alcuni di questi van­taggi nell’ultimo para­grafo della pagina sul mo­mento pre­sente.

Accedete a:
Il momento presente
Kassinu il detrattore

Perché non parli mai del nirvana, il fine ultimo della medi­tazione?

Il fine ultimo

Se qualcuno vuole andare al mare, non è parlan­dogli del mare che gli saremo d'aiuto, quindi pre­fe­risco sem­pli­ce­mente indi­car­gli la prima strada da per­cor­rere dal punto in cui si trova. E per quanto riguarda il fine ultimo della medi­ta­zione, non ho una foto da mos­trarvi. Non esiste alcuna spie­ga­zione men­tal­mente acces­si­bile, è un po' come par­lare di rosso a un cieco dalla nascita. E se questo può rassi­cu­rarvi: molto prima di arri­vare a quel punto, ini­zie­rete a disin­teres­sar­vene. Allora che senso ha stres­sarsi?

Tutto questo per dire che non è utile avere un obbiet­tivo. Ancora una volta, dall’ini­zio alla fine, ciò che conta è rima­nere nel momento pre­sente. Qua­lunque siano le vostre capa­cità e i vostri inte­ressi, non saprete mai in anti­cipo cosa vi aspetta lungo il cammino. Come dice il pro­verbio: Chi vivrà vedrà!

Esperienza di un alcolizzato

In uno dei monasteri in cui ho soggior­nato in Birmania, un vecchio monaco mi ha raccon­tato che era venuto ad isolarsi lì al solo scopo di sfug­gire all’alcol. Non si curava della medi­ta­zione, ma sapeva che lì almeno non avrebbe tro­vato nessuna botti­glia. Sic­come si anno­iava, pensò che un po' di medi­ta­zione gli avrebbe fatto pas­sare il tempo. Oggi, ha raggiunto diversi jhãnas, che sono tra le più alte realiz­za­zioni spi­rituali.

A proposito di meditazione

Per concludere, ecco alcune idee chiave sulla meditazione.

Qualunque sia il tipo di medita­zione che pra­ticate, l’essen­ziale è ridurre per quanto possi­bile le ener­gie nega­tive (di cui le emo­zioni fanno parte) e col­ti­vare la vigi­lanza. Così facendo, qua­lunque sia il vostro obbiet­tivo (o la vostra man­canza di obbiet­tivo), siete sicuri(e) di orien­tarvi nella giusta dire­zione.

La meditazione è più efficace di una medi­cina, più inte­res­sante di qual­siasi dis­trazione, ed è gratis!

Qual è il modo migliore per staccarsi? Vedere le cose una a una, a pezzi staccati.

Avete dei dubbi sulle vostre capa­cità? Non sotto­va­lu­tate mai ciò di cui la vostra mente è capace.

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Niente

Il momento presente

Prima di iniziare la meditazione:

La virtù