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Per sapere tutto sul niente.

Scoprirete perché abbiamo così tanta paura di non fare niente, che cosa significa esatta­mente "non fare niente", come procedere e, soprat­tutto, quali sono i vantaggi inegua­glia­bili che il Niente è in grado di offrirvi.

Suggerimento
Non dimenticate di meditare. Se leggete gli arti­coli di questo sito senza pra­ticare, è come se pian­taste dei semi senza annaf­fiarli.

Niente

Paura di “niente”

Se comprendete niente, allora avete compreso tutto! Poiché il niente non è niente, è tutto!

Abbiamo paura del niente. Lo sfuggiamo come se fosse un fantasma. Conti­nua­mente evitiamo il silenzio, riempiamo gli spazi vuoti, occupiamo e intrat­te­niamo le nostre menti, tenendole accura­ta­mente lontane dal niente, come se si trattasse di una malattia peri­colosa.

isi Dhamma ha detto:
Non possedere niente.
Non aspettarsi niente.
Non progettare niente.
Ecco la vera libertà!

Chi immaginerebbe, oserebbe, vorrebbe, fer­marsi, sedersi, stare fermo, nemmeno pensare, sempli­ce­mente stare senza fare niente? Quale sarebbe la vostra prima reazione se qualcuno vi sugge­risse di non fare assolu­ta­mente niente?

  • È una perdita di tempo!
  • Ho troppe cose da fare!
  • Deve essere terribile!
  • Come “fare” per “non fare”?
  • Senti, già prima non stavo facendo niente!

Quindi per sfuggire al Niente, nutriamo costante­mente lo stress e la febbre dell'ac­cu­mulo, che ovviamente portano solo alla miseria interiore. Eppure lo sappiamo bene che il benessere prospera nel tempo e nello spazio vuoto. Allora perché questa fobia del niente?

È risaputo che abbiamo sempre paura di ciò che non conosciamo, di ciò che non abbiamo mai accolto, speri­mentato e assimilato comple­ta­mente.

Kassinu il detrattore

Non fare niente è come essere un robot che non sa niente, giusto?

È esattamente il contrario. Si vedono le cose così come sono, le si comprendono. È il fatto di essere conti­nua­mente sotto l'influenza dei pensieri che fa sì che si sia un robot e che non si sappia niente della realtà.

Immersi nel tutto, non si sa niente; immersi nel niente, si sa tutto.

State attenti(e), stiamo arrivando al nocciolo della questione…

Il motivo principale che ci rende così riluttanti al Niente non è né la paura di perdere tempo, né quella dell'ignoto. È la paura di non esistere.

Quando non si fa niente, ci sono ancora i pensieri, ma quando non si fa veramente niente, quando non ci sono neanche più i pensieri, cosa rimane?

Come quasi tutti, il filosofo Cartesio ignorava che i pensieri sono soltanto l'effetto di un processo psichico indi­pen­dente della mente e che il “me” (o “io”) è solo una fabbri­ca­zione della mente, senza il minimo dubbio la più tenace e la più sottile. “Penso, dunque sono” significa che i pensieri costi­tuis­cono il “me”. Eppure, sono i pensieri che “sono” (e non l'“io” che “sono”). Non esiste niente che possa essere consi­derato - qualunque sia il caso - come il proprio “io”.

Non riuscirete a far accettare a un bambino (piccolo) che l'arco­baleno che ha di fronte a sé non esiste. Lo si può vedere molto nitido e molto colorato, ma voi sapete che si tratta solo di un'illu­sione ottica, ossia di un gioco di luci. Allo stesso modo, il “me” è solo un'illusione, ossia un gioco di pensieri.

Non c'è quindi bisogno che vi addossiate la paura di non esistere, dal momento che, in ogni caso, non esistiamo! Se l'idea non vi piace, ecco due fatti per rassi­curarvi e motivarvi:

  • Non è necessario credere e neppure comprendere questo punto per migliorarsi, per progredire verso una mente più libera.
  • Rimanere senza pensare richiede un lungo e difficile allenamento, ma anche solo provarci può fornire grandi benefici, indipen­den­te­mente dal vostro stile di vita.
Complimento

Fin dall'infanzia, ovunque, mi si diceva che ero un buono a niente. Non avrebbero potuto farmi un complimento migliore!

Siete capaci di non fare niente?

Più in alto ho scritto che è solo quando non c'è niente che si vede tutto. Per comprendere meglio questa affermazione apparen­te­mente insigni­ficante, ecco una metafora.

  • Cosa stai facendo?
  • Sto guardando la televisione.
  • Ma… è spenta.
  • Esattamente! Se l'accendo, verrò assorbito dai programmi che trasmette e non vedrò più niente.

È esattamente la stessa cosa con la mente. Non vediamo niente della realtà, perché siamo perenne­mente immersi nei pensieri. Il fatto stesso di riflettere sulla realtà maschera la realtà. Per vedere la realtà, bisogna pulire comple­ta­mente gli occhiali della mente, non deve restare Niente. Finché la televi­sione della mente rimane accesa, vediamo solo pensieri, quindi artefatti, inter­pre­ta­zioni, distorsioni, illusioni.

Se volete spegnere la televisione della mente, anche se solo per pochi istanti, dovete sempli­ce­mente fermare tutto: attività, pensieri… Insomma, non fare Niente.

Se non siete abituati a sperimentare il niente, la solu­zione migliore è aspettare di essere soli(e) in un luogo silenzioso, come per esempio il vostro ufficio, in un momento tranquillo. Sedetevi, mettete le mani sulla scrivania, rilassatevi.

Non disponete di un ufficio? Sono sicuro che troverete un posto adatto. Lasciate che il vostro sguardo sia rivolto verso l'alto o verso il basso, come preferite. Se ciò vi disturba, abbiate una visione d'insieme della stanza.

Fate finta di “spegnere il motore” per un po'. Non inseguite i pensieri, ignorateli. Se non potete fare a meno di pensare, pensate solo che non state facendo niente.

Potreste ritrovarvi ad osservare dei fenomemi naturali, come le sensa­zioni del corpo. Potete continuare questa osservazione, ma senza pensare.

Se questa esperienza vi procura benessere o lucidità, non esitate a ripeterla.

L'asceta del deserto

Un asceta del deserto entra in un palazzo e si stabilisce sul trono. Contrariata, una guardia piomba su di lui.

— Non potete sedervi qui, questo è il trono dell'emiro!
— Ma io sono al disopra dell'emiro.
— Al disopra dell'emiro, c'è solo il califfo!
— Ma io sono al disopra del califfo.
— Insolente! Al disopra del califfo, c'è solo Dio! Oseresti forse preten­dere di essere al disopra di Dio?
— Sì.
— Povero pazzo, al disopra di Dio c'è niente!
— Esattamente, io sono niente!

Paradosso del Niente

Una volta che ci abbiamo provato, ci si può chiedere:

  • Come mai è così difficile non fare niente?

Gli esseri umani sono "programmati" per fare sempre qualcosa. Come una formica che non smette mai di lavorare, gli esseri umani non smettono mai di pensare, progettare, riflettere, giudicare, pianificare, immaginare, preoccu­parsi, ecc. Quando imparano a fermarsi, a non fare niente, a osservare questo Niente, iniziano a sentirsi molto meglio. Sono quindi pronti per iniziare a risolvere il grande enigma della mente.

Volere non è sufficiente, bisogna conti­nua­mente ripetere "lo sforzo di non fare niente", perché la nostra assue­fazione all'agitazione agisce come una forza centrifuga; una forza che ci trascina in un vortice incessante di desideri e rifiuti.

Metafora del ventilatore

Per fermare un ventilatore, spegnerlo non è sufficiente. Potrebbe volerci un po' di tempo prima che si arresti completamente.

Se la mancanza di abitudine è una difficoltà, anche la distor­sione delle nostre percezioni lo è. Le nostre perce­zioni sono come impregnate di aromi chimici, dannosi e impossi­bili da rimuo­vere una volta mischiati ad esse, proprio come nello yogurt. Credete che lo yogurt al naturale sia molto più sano? Avete ragione! Il problema è analogo a quello di una mente; è molto meglio “al naturale”.

L'unico modo per avere una percezione priva da distorsioni è rimanere concen­trati sul momento presente. E se non fate veramente niente, tutto ciò che resta è il momento presente.

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Vantaggi del Niente

Di solito cerchiamo di acquisire sempre di più. Eppure è così vantaggioso cercare di acquisire sempre di meno. Forse non tutti sono disposti a rinunciare a tutto, ma tutti possono iniziare a farlo. Ogni passo porterà la sua buona parte di vantaggi.

Chi desidera una mente completamente libera non esita a rinunciare a tutto. Oltre ai propri beni materiali, abbandona anche le proprie idee, progetti, desideri e convinzioni.

Prima di arrivare a questo punto, è già conside­re­vole giungere… all'inizio! Accettare di essere a zero, è già una buona pratica del Niente, è ricono­scere di essere Niente, di non sapere Niente. È uno stato mentale eccellente, che getta le fonda­menta del sentiero della saggezza: accetta­zione, umiltà e lasciar andare.

E come ho detto una volta: Meglio essere a zero su un buon cammino che a buon punto fuori strada.

Quando ci si abitua al Niente - e quindi alla rinuncia - tutto ciò che va oltre il minimo indis­pen­sa­bile diventa un privilegio.

Attenzione, non si tratta di sbarazzarsi della vostra auto, dei vostri mobili e del vostro home cinema per iniziare a “praticare il Niente”. Tenete tutto! Iniziate con sessioni “di non fare niente” e successi­va­mente, quando gli attacca­menti più inquinanti diminuiranno, potreste sentire il bisogno di lasciar andare cose e attività non così essen­ziali.

Quando si dimora nel fare Niente, tendiamo a distac­carci. E quando non ci si aggrappa a niente, si è neutrali, quindi si vedono le cose chiara­mente, senza opinioni, senza igno­ranza, senza influenze. Si possono quindi prendere decisioni corrette.

Kassinu il detrattore

Sono state scritte tonnellate di libri di filosofìa, psicologia e religione e tu affermi che per comprendere la mente basta solo niente?

Esattamente! È fantastico se ci pensi, vero? Una mente che ha capacità complesse può essere intelli­gente, ma non per questo vuol dire che sia saggia. La saggezza è un equi­librio sottile e stabile con ciò che è. Se fosse necessario avere conoscenze specifiche, signi­fi­cherebbe che le popola­zioni analfabete sarebbero prive di uomini saggi. Non credi?

Il Niente è così meraviglioso. Purtroppo c'è sempre qualcosa che ingombra la mente. Nella meditazione profonda, quando raggiun­giamo l'estasi, bisogna andare ancora oltre per poter finalmente godere di una perce­zione in cui non rimane Niente.

Dopodiché, ci sono ancora alcune fasi in cui ogni volta c'è qualcosa di meno. Sì, in meno di niente. E alla fine, alla fine del cammino, c'è così tanto niente che non c'è nemmeno più il Niente! Questo è ciò che i buddisti chiamano nibbãna. Ma non serve a niente parlarne, perché sul piano intellet­tuale è una cosa total­mente astratta.

In sintesi, possiamo dire che è quando non c'è più niente che si arriva alla felicità assoluta. Se avete diffi­coltà ad accettare quest'idea, allora dite a voi stessi che è perché avete ancora troppi attac­ca­menti!!

Sei libero?

— Cosa fai stasera?
— Niente.
— Allora sei libero!
— No, dal momento che faccio niente!

Lasciar andare

Chi dice niente dice lasciar andare.

Se dovessimo riassumere l'intera pratica della meditazione in una sola (doppia) parola, sarebbe lasciar andare.

Se il lasciar andare è così importante, è perché, da solo, consente di sbarazzarsi della maggior parte degli ostacoli (e non solo nella medita­zione, ma in qualsiasi ambito).

È quindi importante educare la vostra mente a lasciar andare a poco a poco ciò che vela la sua libertà: le convin­zioni, i desideri, i principi, le abitudini e, in defini­tiva, i dubbi, gli attacca­menti sottili, l'“io”…

mente
Questo termine è usato per facilitare il linguaggio. In quanto tale, la mente non esiste.

È paragonabile alla parola “immagine”, quando si parla di un quadro. Se si rimuovono la cornice, la tela e la vernice, non rimane più niente. Non esiste alcun elemento stabile che possa essere quali­fi­cato come “immagine”.

Le persone virtuose, benevole, sagge non hanno bisogno di precetti, di regole, di religioni, che sono come delle rotelle per chi impara ad andare in bicicletta o dei braccioli per chi impara a nuotare. Quando si lascia andare tutto, si dimora in maniera naturale nel giusto, perché si vede la realtà senza distor­sioni. Si è guariti dalla grande malattia dell'illu­sione.

Molto prima di arrivare a questo punto, coltivare il lasciar andare offre fin da subito al “prin­ci­piante” notevoli benefici:

  • Tranquillità
  • Calma
  • Riduzione dello stress
  • Distacco
  • Fiducia in se stessi
  • Lucidità
  • Controllo emotivo
  • Ecc.
Eckhart Tolle ha detto:
A volte il lasciar andare è un atto molto più potente di quello di difendersi o di aggrap­parsi.

Praticare il lasciar andare significa anche liberarsi del vortice della vita mondana, ciò che risucchia tutto: il vostro benessere, la vostra consa­pevo­lezza, la vostra libertà, il vostro tempo…

Plutarco ha detto:
Avere tempo significa possedere il bene più prezioso per chi aspira a grandi cose.

Raccomandazioni

Sapete qual è la principale preoccupazione della vita adulta moderna? Credere di non avere mai tempo e di non poter fare niente per cambiare ciò. Sia che abbiate intenzione di alleggerire i vostri impegni o meno, tenete presente che anche la persona più impegnata del mondo può coltivare il lasciar andare tutti i giorni e trovare un po' di tempo per non fare Niente.

Che i pigri abbiano presente che fare Niente implica una mente acuta e attenta, pienamente consa­pevole del momento presente. Quando una persona pigra dichiara:

  • Questa mattina non ho fatto niente.

Ciò significa che in realtà ha fatto molte cose…

  • Ha guardato la televisione.
  • Ha ascoltato della musica.
  • Ha giocato.
  • Ha telefonato ad alcuni amici.
  • Ha fatto qualche spuntino.
  • Ha bevuto un paio di bibite.
  • Si è stravaccato stirandosi 18 volte.
  • Ha sbadigliato 34 volte.
  • Si è sfregato gli occhi 11 volte.
  • Si è grattato 57 volte.
  • Ha provato 268 emozioni.
  • Ha seguito innume­revoli pensieri.

Se voi, invece, avete dedicato un'intera matti­nata a meditare, avrete sicu­ra­mente altret­tanto diritto ad una piccola lista di fatti, ma senza dubbio sarà molto più vicina al Niente. Inoltre, sarete stati consa­pevoli per la maggior parte del tempo. Ed è questa la differenza più impor­tante, perché ricordate:

  • Chi fa tutto non sa niente; chi non fa niente sa tutto.

Un altro aspetto che può essere incoraggiante. Se vi abituerete a Niente, vi ritro­verete natural­mente nella via di mezzo.

Per godere della pura felicità della rinuncia, avete bisogno di:

  • Niente nella vostra stanza.
  • Niente nella vostra agenda.
  • Niente nella vostra testa.

Riassumendo: per essere liberi e felici, vi serve tre volte niente!

Forse vi starete chiedendo quali differenze ci siano tra la pratica del Niente e quella della medita­zione. È esatta­mente la stessa cosa.

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