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I numerosi e inaspettati benefici della vigilanza nel momento presente.

Saprete che cos'è esattamente il momento presente e scoprirete la facilità di stabi­lir­vici, ovunque e in qualsiasi momento. Numerosi esempi concreti vi daranno una chiara compren­sione e una grande moti­vazione.

Il momento presente

Che cos'è il presente?

Attenzione:
Siete sulla pagina più lunga del sito, ma se il momento presente è un argomento che vi sta a cuore, potreste trovarla breve.

Formiche, un esempio da seguire

In compagnia di numerose con­so­relle, una formica partecipa alla cos­tru­zione di una galleria lungo un vecchio tronco d'albero.

Dopo un tempo considerevole, il lavoro è quasi completato. Purtroppo, un ramo cade sul tronco, distrug­gendo tutto. Come reagirà la formica? Sospirerà, diventerà rossa dalla rabbia, tremerà per la collera, spaccherà tutto intorno a sé, prenderà a calci il tronco e le verrà una crisi isterica?

Come ben sapete, non appena vedrà il suo lavoro andato distrutto, riprenderà il suo lavoro dall'inizio, come se niente fosse. Perché tutto ciò? Perché vive solo nel momento presente, ma non per saggezza, ma perché non ha la capacità di fare diver­samente. Sa qual è il suo dovere, quindi lo compie, senza riflessioni, né pensieri.

Gli esseri umani si lamentano degli imprevisti come se fossero qualcosa a cui non hanno mai assistito, anche se questi si presen­tano in conti­nuazione. Ognuno li speri­menta a partire dalla propria nascita.

Riuscite ad immaginare una vita in cui non ci si deve preoccupare né del previsto, né dell'im­pre­visto?

Ossia da un lato, senza pianificare nulla, di godere appieno di ciò che ci è dato nel momento e dall'altro di accettare ogni impre­visto senza esserne toccati. Qualunque cosa facciamo, non ci preoccu­piamo di come andrà a finire e neppure del dopo. Rimaniamo sempre tranquilli e concentrati. Ad ogni impre­visto ci adattiamo, senza irritazione, senza delusione, senza agitazione. Al contrario, distin­guiamo solo i vantaggi che ci offre la nuova situazione.

Va notato, per inciso, che qualsiasi cosa pianifi­chiamo, le cose di solito finiscono per andare in un modo diverso. Tra l'altro, quando un imprevisto ci impedisce di ottenere ciò che ci aspetta­vamo e cominciamo a sbraitare e a dare calci alle porte, a che cosa serve? Forse è un modo per risolvere rapi­damente il problema?

Realtà e pensieri

La nostra piccola formica rimane nel presente, ma non può osservare le sue percezioni, non può essere consa­pevole della sua coscienza. Non può quindi sviluppare saggezza o virtù. Se i suoi geni le dicono che è necessario uccidere, obbedisce fredda­mente.

In un certo senso, possiamo affermare che il presente non è, né più né meno, che la realtà! Tutto ciò che può accadere non appare mai se non nel presente, anche il più piccolo dei pensieri. Infatti, anche se un pensiero riguarda il passato o il futuro, esso appare nel momento presente.

Perché è così? Perché al di fuori del momento presente non esiste nulla. È così semplice. Quindi, finché è possibile, tanto vale restare in ciò che esiste, giusto? Eppure l'essere umano è così offuscato che vive quasi solo in ciò che non esiste: il passato e il futuro.

Il passato e il futuro

Sta tutto nel pensiero

Ho visto un senzatetto che diceva:

  • Il mio futuro, è passato!

No, non stava filosofando. In un momento di sconforto, era il suo modo per dire che non aveva più speranza per il suo futuro. Questo tipo di frase mostra come il passato non differisca dal futuro, nel senso che entrambi esistono solo nei nostri pensieri.

Paul Valéry ha detto:
Il futuro è passato in preparazione.

Senza pensieri, quindi, non c'è né passato, né futuro. Secondo studi scienti­fici, i monaci buddisti sperimentano molta più felicità rispetto al resto della popo­la­zione. Tuttavia, hanno meno comfort rispetto alla media. Hanno anche meno distrazioni e sono casti, per di più. Credete che sia perché hanno meno desideri e quindi meno frus­tra­zioni, per non riuscire ad ottenere ciò che vogliono? Giustissimo! E se hanno molti meno desideri, hanno anche molti meno pensieri. Sì, i pensieri sono il carbu­rante dell'avidità, ma anche dell'avversione e dell'illu­sione.

Il veicolo della sofferenza

Così, più di ogni altra cosa, è il pensiero che veicola la sofferenza. Senza pensieri, non c'è insod­dis­fazione, solo dolore fisico. Che, nella maggior parte dei casi, è di poco conto.

isi Dhamma ha detto:
Penso, quindi soffro.

Il pensiero è ciò che ci conduce alla sofferenza, ma non solo alla sofferenza. Naturalmente si possono generare anche pensieri benefici, che ci possono portare alla benevolenza, alla generosità, alla virtù o alla diligenza.

Che cos'è il tempo?

Come ora sappiamo, il passato e il futuro non esistono. Di conseguenza, il tempo non esiste. È solo un concetto mentale, un mezzo per comprendere gli eventi in base al momento in cui si verificano.

Kassinu il detrattore

Se il tempo non esiste, come si può avere la sensazione del tempo che passa?

La sensazione del tempo che passa

L'hai detto tu stesso, quello che provi è la sensazione del tempo che passa. La percezione della durata è solo una delle tante illusioni del cervello. Per creare questo, il tuo cervello tiene conto dei momenti di consape­vo­lezza. Più questi momenti sono numerosi tra due eventi, più hai la sensazione di un lungo periodo di tempo che li separa.

Quindi non è il tempo che esiste, ma la sensazione del tempo che passa, così come quella della sua velocità. È del tutto evidente che il tempo, che già è una cosa che non esiste, sarebbe ancor meno una cosa che varia. O se così fosse, varierebbe per tutti allo stesso modo.

Il motivo è facile da capire. Durante le fasi di sonno profondo, non ci sono momenti di consa­pevo­lezza; è per questo che la notte sembra passare così rapi­damente quando si dorme bene. Quando siamo bambini, sembra che tutto duri a lungo. Le giornate a scuola sono inter­mi­nabili. E le vacanze estive durano un'eternità. I momenti di consape­vo­lezza sono molto numerosi in un cervello giovane. Siccome ce ne sono tanti, è come se fosse passato più tempo. Al contrario, quando siamo vecchi, gli anni passano veloce­mente, perché i momenti di consa­pe­volezza diventano molto meno nume­rosi.

Sicuramente, ciò che accentua ulterior­mente questo fenomeno, è il fatto di pensare spesso alla durata (quando la situazione è penosa) o di pensarci a malapena (quando la situazione è piacevole).

Paradosso della vigilanza

E che ne è della meditazione? È un paradosso, poiché più rimaniamo consapevoli nel momento presente e più "il tempo passa veloce". E ciò è facilmente compren­sibile, quando sappiamo che la sensazione del tempo che passa si crea nei momenti di coscienza ordinaria.

Quando la vigilanza prevale, significa che la mente è comple­ta­mente impegnata nell'espe­rienza presente. Quindi non c'è spazio per la costru­zione della sensazione temporale.

In questo modo potete stimare approssi­ma­ti­vamente la qualità della vostra meditazione: la sensazione di durata dovrebbe corris­pondere al tempo trascorso al di fuori della vigilanza.

Se una sessione di un'ora, di consapevolezza della vostra coscienza, sembra durare circa un'ora, è perché non c'è stata prati­camente nessuna vigilanza.

Se vi è sembrata durare una mezz'ora, allora siete stati(e) vigilanti la metà del tempo.

Se vi è sembrata durare cinque minuti, potete dedurre che siete stati(e) molto vigili… o che vi siete fatti(e) una bella dormita durante la meditazione!

Naturalmente, queste indicazioni sono impre­cise, perché ci sono altri fattori, come il grado di disagio, che possono accrescere la sensazione di durata.

In ogni caso, quando la mente è perfettamente immobile - nel momento presente, come sul suo oggetto - anche se rimane pienamente consa­pevole, entra in assor­bi­menti che possono durare ore, ma che possono sembrare solo una frazione di secondo.

Attenzione ai progetti

Proiettarsi nel futuro è investire la propria vita in ciò che non esiste. Se il futuro è vuoto come il passato, il presente ha tutto da offrirci.

Piuttosto che grandi progetti per il futuro, che danno un po' la sensa­zione di non esistere prima di essere realiz­zati, diamoci piuttosto una direzione, in cui ogni passo sarà una realizza­zione del momento presente. Inoltre, ancor prima della loro realizza­zione, i progetti sono perenne­mente rimpiaz­zati da nuovi progetti.

È esattamente come guidare e dire a se stessi che ci si fermerà proprio alla fine della strada. Si può vedere la fine solamente a poche centinaia di metri davanti a sé. Ma prima di arrivarci, vediamo un'altra parte della strada, spostando quindi un po' più lontano la "fine della strada", e così via… Siamo nella stessa trappola quando stiamo attraver­sando un "periodo difficile" ed esclamiamo:

  • È solo un periodo temporaneo, non vedo l'ora che finisca!

Il problema è che questi periodi difficili (che spesso non lo sono poi così tanto) a volte si protraggono per tutta la vita. In questo caso, sarebbe come esclamare:

  • Non vedo l'ora che la vita finisca!

Non dobbiamo sprecare la nostra esistenza a rincorrere i desideri e ad ingi­gantire le sensa­zioni legate alle nostre diffi­coltà ogni volta che un dettaglio impre­visto inter­fe­risce con uno dei nostri desideri. Abbiamo molto di più da guadagnare accettando al meglio ogni situa­zione, esami­nando gli inse­gna­menti che possia­mo trarne indagando su ciascuno dei nostri errori o debolezze. Proce­dendo così, non avremo bisogno di aspettare che sia troppo tardi per iniziare a vivere, dimore­remo nella realtà e, ciliegina sulla torta, le nostre difficoltà diven­te­ranno meno ardue.

Teniamo presente che l'accetta­zione è la chiave per rimanere nel momento presente.

Coluche ha detto:
Guardare al proprio passato è rischiare di cadere nell'oblio.

Vigilanza nel momento presente

Nient'altro che il presente

Come probabilmente già sapete, la vigilanza nel momento presente è al tempo stesso la più utile e la più semplice delle cose da fare. Ma quanto tempo dedicate a essere vigili nel momento presente?

Osservazione

Siccome avrete certamente già letto molte cose su ciò che io chiamo la VIP (la Vigilanza nell'Istante/momento Presente), e che non mi sembra il caso di ripetere ciò che si trova già in abbon­danza su Internet (su siti che già la spiegano molto bene), presenterò la cosa da un altro punto di vista, come è mia abitudine, con esempi concreti e metafore.

Ecco dunque alcuni spunti che potranno aiutarvi a migliorare la vostra compren­sione della vigilanza nel momento presente, a prati­carla più regolarmente e, di conseguenza, a racco­glierne i suoi numerosi frutti.

Qualunque cosa facciate - o non facciate -, cercate sempre di tenere a mente solo una cosa: quello che state facendo, quello che state provando. In questo modo, oltre ad aumentare velo­ce­mente la vostra saggezza, diven­te­rete molto più effi­cienti in quello che state facendo. Non è magia, è matematica.

Invece di essere dispersa e sprecata, la vostra attenzione, comple­ta­mente attivata, percepisce e penetra ogni dettaglio coinvolto nel momento. Senza questa vigilanza, la vostra mente è inutil­mente ingombra. Diventa così preoc­cu­pata per gli impegni futuri (e per gli impegni passati che sono rimasti incompiuti) che non lascerà spazio per la realiz­za­zione di grandi cose.

Metafora del giradischi

Siate come il diamante nel solco del disco. Non si preoccupa né dell'istante sonoro precedente, che risuona ancora nella stanza, né del successivo, che ancora non esiste, né della melodia, che è solo una costruzione mentale. Rimane sempre sul punto di contatto con il disco. Siate così, sempre sul momento presente del disco delle vostre percezioni.

Un presente senza desiderio

Rimanere nel momento presente ci mette nella condizione di rinunciare a tutto (almeno momen­ta­nea­mente), perché gli attacca­menti, qualunque essi siano, riguardano solo il futuro e il passato.

Il desiderio nasce dal passato

Gli attaccamenti - che costituiscono la radice di tutte le nostre sofferenze - non appaiono mai quando si è vigili nel momento presente.

Ad esempio, guardando l'immagine di una pizza su uno schermo, quindi nient'altro che un insieme di pixel, è facile che il desiderio compaia (se vi piace la pizza). Questi puntini colorati vi evocano il ricordo di un cibo che, in passato, vi aveva dato una piacevole sensa­zione gustativa. Allora avvertite un desiderio, che è il voler ripro­durre quel piacere.

Un desiderio può essere costruito solo sul passato. Il passato è l'insieme di momenti presenti che sono già stati speri­men­tati. Ogni pensiero che si possa avere su una cosa futura avrà come ingredienti esclu­si­va­mente elementi passati.

Il signor Valéry non avrebbe potuto dire di meglio affermando che il futuro era solo passato in prepara­zione. Il desiderio esiste solo nel passato. Il presente è dunque privo di desiderio, quindi è molto conve­niente rimanere nel momento presente.

Kassinu il detrattore

Ma quando si dà un morso ad una deliziosa pizza cotta nel forno a legna, si genera un desiderio che nasce nel momento presente, giusto?

No. Bisogna sapere che i momenti di coscienza sono estrema­mente brevi e ce ne sono molti in ogni secondo. Ma non è lo scopo di questo sito spiegare le complesse suddivi­sioni della coscienza, come Buddha le ha esposte.

Per dirla in parole povere, nel momento preciso in cui la coscienza gustativa viene percepita, la mente riconosce il gusto, ma non sa ancora se è piacevole, neutro o sgradevole. Subito dopo lo sa, ma non ha ancora avuto una reazione. Nel successivo momento di coscienza reagirà con avidità, neutralità o avversione. Il desiderio non può dunque svilupparsi in tempo reale, ma solo basarsi su percezioni precedenti, che quindi appartengono al passato.

Per lo stesso motivo, non c'è differenza tra un desiderio generato dal pensiero di un passato lontano e un desiderio generato da una percezione precedente.

I momenti di coscienza sono così veloci e così numerosi che fanno del desiderio un processo molto complesso. Dire che si sente il desiderio di una pizza è solo un modo di dire, perché in realtà i desideri sono molto numerosi. Ad ogni boccone, un mare di coscienze entra in gioco (a volte misto tra avidità e avversione, perché niente è mai al 100%, un po' come nello yin e nello yang). Il tutto è un raffinato mix di varie percezioni gustative, ma anche tattili (consis­tenza, tempe­ratura), olfattive, ecc.

Se la Margherita o la Quattro fromaggi è stata di nostro gradimento, prenderemo in conside­ra­zione di congra­tularci con il pizzaiolo. Per il resto, non abbiamo fatto altro che annegare in un mare di desideri.

Quando la mente riesce a sfuggire al circolo vizioso del piacevole e dello sgradevole, conosce ciò che si chiama equa­nimità. Raggiunge allora un'autentica felicità, uno stato di beati­tudine. Questo non ha nulla a che vedere con quello che chiamiamo piacere, che non è altro che un'emozione provocata e nutrita dal desiderio.

Quando rendiamo stabile la vigilanza nel momento presente, diminuis­cono conside­re­vol­mente i nostri desideri e le nostre irritazioni, poiché la mente è sufficien­te­mente vigile da non permettere che queste impurità si molti­pli­chino in totale libertà. Tuttavia, la mente non è ancora abbastanza veloce, è ancora troppo lontana dal momento presente. Le "colonie di impurità" non possono più molti­pli­carsi, ma hanno ancora la possibilità di apparire.

Ecco perché possiamo ancora sentire piccoli desideri e malcon­tenti mentre prati­chiamo la vigilanza nel momento presente. Rimanere sempre nel "cuore del presente" richiede un grande allenamento. All'inizio della pratica, è un affas­ci­nante mix di presente, commenti interiori e pensieri. Come per tutto, ci vuole tempo per appro­fondire.

Un'energia ben indirizzata

Allenandosi regolarmente a rimanere un'ora (o meno, secondo il proprio ritmo) nel presente, la mente si rende conto che sta molto meglio senza il peso degli attacca­menti. In questo modo, la si abitua a staccarsi in profondità, senza dover forzare nulla.

Essere completamente attenti al momento presente e a nient'altro, è mettere tutta la propria energia in un unico punto. Di conse­guenza si dispone dell'energia migliore, si è lucidi, si vede tutto - in un modo che non avremmo mai potuto immaginare -, si sente ogni cosa con precisione, ogni gesto è giusto, e se si deve parlare, ogni parola è quella giusta.

Metafora della RAM

Come una scheda di memoria interamente dedicata all'applicazione in esecuzione, per­for­miamo al meglio.

Se, come al solito, rimaniamo sotto il dominio della mente (pensieri, giudizi, progetti, paure, rimorsi, desideri, noia…), siamo para­go­nabili a una scheda di memoria che lavora sodo, assegnando una piccola percen­tuale di memoria all'applica­zione in esecuzione e quella restante a inutili appli­cazioni aperte in background, aprendo in anticipo altre appli­cazioni che potreb­bero non essere utilizzate e mante­nendo attive quelle che sono state chiuse.

La vigilanza nel momento presente è la base della meditazione. Una base perfetta per chi non ha mai meditato, ma anche una base che può portarvi molto lontano, o più esatta­mente, che vi porterà molto vicino. Vicino a cosa? Vicino al presente, vicino alla realtà, vicino alla saggezza, vicino alla Libertà.

Affinché la VIP sia efficace, è importante renderla stabile di continuo, come una lam­pa­dina accesa, almeno per il tempo che le dedicate.

Quando siete vigili nel momento presente, prendete atto solo di quel momento, non fate nessuna riflessione. Se lasciate che la vostra mente si intro­metta, la vostra meditazione sarà istan­ta­nea­mente rovinata. Per quanto riguarda le rifles­sioni, tenetele per dopo la sessione, saranno solo migliori. Se mangiate la frutta durante la raccolta, non raccoglierete più nulla. Aspettate di aver riempito il cestino per godervi la frutta.

mente
Ego, psiche. Processo psichico condizionato per produrre concetti, illusioni, desideri, repulsioni e, di conseguenza, attaccamenti.

Al di fuori della sessione

La VIP è certamente più facile quando si è immobili, con gli occhi chiusi. Tuttavia, l'ideale è allenarsi nelle varie situazioni. È bene metterla in pratica cammi­nando, o in azione, ma evitando attività troppo complesse, che cree­reb­bero un diversivo dannoso per una vigilanza continua.

Abituatevi a stabilirvi nel presente mentre mangiate. Non è salutare mangiare parlando, guardando uno schermo o anche riflettendo. La cosa migliore da fare quando si mangia è mangiare! Il paradosso è che apprezzerete molto di più il cibo, ma allo stesso tempo scoprirete come si formano gli attaccamenti al cibo e come ogni boccone, mescolandosi alla saliva, non tarderà a trasfor­marsi in una cosa molto meno piacevole. Mettendovi a tavola, non direte più "Buon appetito!", ma "Buon appren­dimento!"

Suggerimento

È molto interessante praticare la vigilanza nel momento presente stando seduti normalmente, come in un autobus o in una sala d'attesa, o addirittura in un posto caotico, come una stazione ferroviaria.

Si rimane immobili, si tengono gli occhi aperti, ma lo sguardo rimane fisso e leggermente rivolto verso il basso.

Oltre a meditare in incognito, scoprirete che è un modo grati­ficante di procedere nella pratica, per di più, anche facile come quando si è da soli, con gli occhi chiusi.

Percezioni fisiche o mentali?

A seconda delle sitazioni, osserverete talvolta delle sensazioni fisiche: contatto con il suolo, sensazioni del corpo, tensioni, prurito, caldo o freddo e talvolta delle sensazioni mentali.

Quest'ultima categoria è indispensabile per poter indagare sulla comprensione del funzio­na­mento della mente e, in parti­colare, sul processo degli attaccamenti.

L'evoluzione spirituale è inscindibile dall'osser­vazione attenta dei compor­ta­menti della mente in tutte le sue sfumature.

Detto popolare
La curiosità è un brutto difetto.

La curiosità

La curiosità contribuisce all'attaccamento e general­mente corrisponde alla futilità. Resistere alla curiosità è quindi un ottimo allena­mento. Essere curiosi è volere qualcosa quando non c'è niente. La mente vuole vedere, sentire o sapere qualcosa (molto spesso di insigni­ficante). È una specie di impulso avido, che spesso cade preda di un circolo vizioso: più è nascosto e più si vuole sapere, più si vuole sapere e più si nasconde.

Per sfuggire a questa impurità mentale, a volte basta pensare che ciò che è importante, ciò che è veramente utile a se stessi, alla fine arriverrà (o si otterrà) a tempo debito.

Metafora dell'onda

Non siate come colui che si lascia trascinare dall'onda e annega.

Non siate come colui che cerca di opporsi all'onda e annega.

Siate come colui che cavalca spen­sie­ra­ta­mente l'onda.

Sempre presente nel momento dell'onda.

Le difficoltà

La foga delle abitudini

Nella meditazione (vigilanza nel momento presente o altro) è tutta una questione di equilibrio. La difficoltà risiede solo nella mancanza di abitudine. La mente è talmente abituata all'irre­quie­tezza interiore che rimanere calma e senza svolgere nessuna attività le sembra innaturale. È conti­nua­mente travolta dalla foga della sua corsa senza fine.

Metafora del suolo che scompare

Per comprendere appieno il significato di questa metafora, basta accomunare corsa con attività dei pensieri e sostituire persona con mente.

Immaginate una persona immobile. Se il terreno improv­vi­sa­mente scomparisse intorno a lei, con l'eccezione della parte sotto i suoi piedi, lei rimar­rebbe indenne. Se accadesse la stessa cosa ad una persona che corre, trascinata dalla sua foga, cadrebbe immedia­ta­mente nel vuoto. Una persona che cammina potrebbe resistere uno o due secondi, ma anche lei precipiterebbe.

Inoltre:

  •   Per immobilizzare la vigilanza
    Occorre mobilitare la perseveranza

Niente noia durante la meditazione

Ciò che spaventa coloro che non sono ancora esperti nella meditazione (VIP o altro) è la noia. Quello che dovete sapere è che la noia non ha nulla a che fare con la medi­ta­zione. Poiché questo punto è molto impor­tante, nel caso in cui ciò non sia molto chiaro, tenete presente che: se provate noia, non siete in meditazione; se siete in meditazione, non potete speri­mentare la noia.

Vedere anche:
La noia

La noia compare solo quando la mente non prova nessun interesse (in quello che fa, in ciò che accade…). Il segreto per una buona meditazione è di interessarsene. Con un po' di esperienza, vedrete (o avete già potuto vedere se siete un(a) meditatore(trice) di lunga data) che anche nel buio e nel silenzio, succede sempre qualcosa di inaspettato.

Allo stesso modo, camminando, guardando anche solo con attenzione in terra, vedrete molte più cose di una persona disattenta che guarda dapper­tutto.

Kassinu il detrattore

È assurdo! Per rimanere nel presente e non annoiarmi, non c'è bisogno di meditare. Quando faccio il bagno nel lago, sono automa­ti­ca­mente nel presente!

Quando sguazzi nell'acqua, non sei nel momento presente, non sei nemmeno consa­pe­vole di esserne consapevole. Sei sempli­ce­mente pervaso da sensazioni piacevoli. Non osservi le cose come sono. Al contrario, cerchi altri stimoli per provocare nuove sensazioni.

Le difficoltà sono istruttive

Se la vostra osservazione del momento presente è ancora difficile, sicuramente non è per mancanza di sforzo, ma piuttosto per eccesso di sforzo! Nella meditazione, c'è una "formula magica" che può aiutare ogni volta che si incontra una difficoltà: lasciare andare.

Se, nonostante tutto, state attraversando un momento difficile, gioite di questa grande oppor­tu­nità di praticare (al meglio delle vostre capacità) l'accetta­zione. Se ben applicata, l'accetta­zione può ridurre note­volmente il malessere, o addirittura renderlo interes­sante. Impariamo molto più dalle situa­zioni difficili che dalle situa­zioni facili. Per aiutarvi, potete anche dire a voi stessi che non esiste il caso e che si ottiene sempre ciò che ci si merita. È meglio pagare i propri debiti il prima possibile!

Se riuscirete a percepire ogni difficoltà come parte integrante della pratica, ne trarrete grandi vantaggi.

Facilità

La vigilanza nel momento presente, che consente di sfuggire a un numero significativo di difficoltà, risulta facile soprat­tutto perchè non necessita di condi­zioni parti­colari.

Non fate altro che percepire le cose così come sono, qualunque esse siano. Che ci sia rumore o meno, agitazione o meno, accogliete il presente… così come si presenta!

Se avete ancora poca familiarità, ovviamente, cercate di evitare condizioni di distrazione, come la musica o luoghi troppo affollati. Inoltre, ricordatevi che qualsiasi cosa può essere un ottimo oggetto di meditazione. Se, per esempio, vi sentite nervosi(e), agitati(e) o angosciati(e), osservate sempli­ce­mente queste emozioni così come le percepite, nel momento presente. Così facendo, presto vi renderete conto che è la cosa migliore che possiate fare.

I vantaggi

Focus sull'essenziale

La vigilanza nel momento presente è tutt'altro che un esercizio destinato a ridurre lo stress. Anche se è rilevante, il problema dello stress rimane superfi­ciale rispetto al resto. La vigilanza nel momento presente è l'essenza del mondo della meditazione, l'unico mezzo per raggiun­gere la radice di tutti i problemi.

Come abbiamo visto sopra, gli attaccamenti non emergono quando siamo vigili nel momento presente. Come promemoria, gli attacca­menti sono responsabili di tutte le nostre impurità mentali, quindi di tutto ciò che ci provoca sofferenza interiore.

impurità mentali
Per citarne solo alcune: collera, frustrazione, ansia, gelosia, sopraffazione.

La VIP è uno strumento potente (non ce ne sono altri) per comprendere profonda­mente ciò che siamo. Il principio di questo sviluppo interiore consiste nel mettere la mente in primo piano, nel cuore della realtà, nel luogo d'incontro di tutte le fabbri­cazioni mentali, permetten­dole così di sapere esatta­mente ciò che sta accadendo e, di conseguenza, di adottare il compor­ta­mento appropriato.

Supponiamo che siete immersi(e) in pensieri opprimenti. Anche se siete completa­mente disponi­bili, non riuscirete a svolgere un compito o ad aiutare qualcuno in maniera efficiente. Sarete "altrove", schiavi delle vostre preoccu­pazioni. Mentre se siete ben focaliz­zati(e) nel momento presente, anche se siete occupati(e), sarete in grado di svolgere un compito aggiuntivo in parallelo o di essere di grande aiuto.

Grazie a questo potente focus, la vostra mente si lascerà sempre meno trascinare dall'ingra­naggio delle interpre­ta­zioni. Normal­mente, cioè senza vigilanza, la mente giudica tutto. Soli­ta­mente, ti fa credere che una cosa…

  • non esiste, ma esiste
  • è difficile, ma non lo è
  • non è difficile, ma lo è

Ecco un esempio. Sentite:

  • Bisogna passare lo straccio!

Non so cosa vi stia passando per la testa in questo momento, ma posso immaginare che per molte persone la parola "straccio" inneschi nel cervello una sorta di reazione chimica negativa in cui si fondono le seguenti idee: pff!, pulizie, sporcizia, bleah!, fatica, avvili­mento, seccatura, disgusto…

La mente è già esausta, addirittura disgustata, prima ancora di aver visto il colore dello straccio. La pulizia stessa sarà vissuta come un calvario e alla fine la mente sarà ancora più sporca dell'acqua del secchio dopo l'ultimo risciacquo. Inoltre, ci sono buone proba­bilità che il lavoro sia fatto male. Senza vigilanza, la mente non avrà fatto altro che andare in loop su cose che non appar­ten­gono al momento presente. In particolare, sulll'idea di mani "conta­minate" da un vecchio straccio "puzzo­lente", grigiastro, pieno di peli, cadaveri di insetti e sporcizia di ogni genere, immerse in acqua fredda e nera per il sudiciume e la polvere.

In un caso del genere, una mente abituata a vivere nel momento presente non proverà nessuna repulsione. Si offrirà addirit­tura volontaria senza esitazione. Penserà, ad esempio, che renderà il posto più pulito per le altre persone e che allegge­rirà coloro che non avevano voglia di svolgere quel compito.

Sento che Kassinu sta per abbaiare. Quindi mi affretto a sottolineare che sì, anche una mente simile a volte pensa. Non è un robot. Tuttavia, ha solo pensieri sani.

La pulizia sarà quindi ben eseguita, nessun angolo verrà tralas­ciato. Anche mentre le mani strizze­ranno lo straccio sporco, la "mente VIP" non proverà alcun disgusto, perché sa che ciò è solo una creazione psichica. Tutt'al più, ciò che percepirà, saranno semplici colori e sensa­zioni tattili: pressione, ruvidezza, temperatura… Forse le altre persone apprezze­ranno il suo lavoro e il suo entusiasmo.

Se siete sommersi(e) dal lavoro, il modo migliore per esaurirvi mentalmente è di pensare a tutto il lavoro che vi aspetta. Facendo l'inverso, ossia dedi­candovi comple­ta­mente alla cosa di cui vi state occupando in quel momento, quando arriverà la fine della giornata, non avrete nemmeno l'impres­sione di aver lavorato! Ricor­datevi della metafora la memoria dedicata all'appli­cazione.

Esperienza personale

Lasciando il mio capanno, do un'occhiata al cielo: è limpido, non c'è bisogno di prendere l'ombrello! Esco quindi a mani vuote. Giusto il tempo di arrivare al refet­torio che, in 10 minuti, il vento ha cambiato la situa­zione. Inizia a piovere a dirotto. Non sono preoc­cupato, perché per ora sono al riparo. Tornerò al capanno tra mezz'ora, ci vuole ancora tempo.

Sorrido, pensando che in passato una situa­zione del genere mi avrebbe messo in agitazione:

«  Pff, come faccio? Non ha piovuto per tutta la mattina e deve piovere proprio ora, solo per darmi fastidio! »

Mangio tranquillamente, lavo i miei piatti tran­quil­la­mente. E proprio quando è il momento di andare via, smette di piovere.

Alcuni vantaggi di essere nel momento presente

  • Eliminazione immediata dello stress.
  • Concentrazione.
  • Energia.
  • Lucidità.
  • Continuità di opportunità. Si può praticare ovunque e in qualsiasi momento.
  • Assenza di condizioni necessarie. Non c'è bisogno di alcun accessorio, né di silenzio, né di calma.
  • Pace. Il desiderio e la repulsione non hanno modo di emergere.
  • Visione ampia. Attraverso la comprensione e i sensi, si perce­piscono molte più cose e inaspetta­ta­mente in maniera molto profonda.
  • Vigilanza. Si hanno i riflessi pronti.
  • Accuratezza nell'azione e nella parola. Se si deve parlare, ogni parola è quella giusta.
  • Precisione.
  • Discernimento. Si vede ciò che è grossolano come grossolano, ciò che è puro come puro, ciò che è dannoso come dannoso, ecc.
  • Risparmio di tempo. Si evita lo spreco di pensieri e di progetti. Ci si accorge che meno si pianifica e meglio vanno le cose.
  • Quiete. Si ha la sensazione che non c'è nulla di cui preoccuparsi.
  • Entusiasmo. Ogni compito viene svolto accurata­mente e con gioia.
  • Miglioramento delle condizioni. Le cose vanno meglio del previsto.
  • Fluidità. Tutto scorre e scivola via, come sul velluto.
  • Purezza. La qualità del comporta­mento si purifica. Si emana un'energia sempre più positiva.
  • Dissezione. La mente distingue le cose sempre più separa­ta­mente.

La dissezione

Quando sentiamo il suono di una campana, normalmente, non percepiamo solamente il suono, ma un insieme di elementi associati e agglomerati in un unico blocco dal nostro condi­zio­na­mento:

  • la campana (o un'altra precedentemente vista da qualche altra parte), l'edificio in cui si trova, il suo orribile suono, la fine dell'intervallo, la faccia del prof/capo, ecc.

Con la vigilanza nel momento presente, percepiamo solo un suono (né piacevole, né sgradevole) oppure un'onda sonora che varia nel tempo. A causa delle abitudini, gli altri elementi potranno apparire, ma si distin­gueranno in maniera molto distinta. La mente sarà quindi in grado di bloccare l'insos­tanziale ingranaggio mentale che non smette mai di giudicare, desiderare, rifiutare e credere in perenni illusioni.

È come la golosità per la nutella. Supponiamo di leggere separa­ta­mente tutti gli ingredienti di un barattolo di questa crema poco sana: 56% di zucchero, 15% di olio di palma, qualche nocciola, cacao, latte in polvere e alcuni emulsio­nanti. Sufficiente a far passare la voglia di spalmarla su del pane tostato (o di metterla in qualche ricetta, una volta che si sa da cosa è composta).

Quando la mente riesce a dissezionare gli "ingredienti" di un processo mentale malsano, se ne disfa con la stessa facilità di un barattolo di zucchero e olio che prati­ca­mente ha il colore delle nocciole e del cacao.

È così che, penetrando il momento presente, gli attacca­menti cadono, uno dopo l'altro, e la saggezza risplende. Un giorno la vostra casa potrebbe crollare davanti ai vostri occhi e non ne rimarrete mini­mamente turbati(e), proprio come una formica.